Titolo: Aspettando te
Titolo originale: Waiting On You
Autrice: Kristan Higgins
Serie:Blue Heron #3
Editore: Harlequin Mondadori
Data di pubblicazione: 16 giugno 2015
Pagine: 376
Formato: cartaceo/ebook
POV: Terza persona
Livello di sensualità: Soft
Trama: Colleen O'Rourke è innamorata dell'amore, per così dire. Sarà perché se ne sta tutto il giorno dietro il bancone del suo bar, dispensando consigli amorosi, preparando Martini e rimanendo, più o meno felicemente, single. Per quanto la riguarda, infatti... be', l'amore non fa per lei. Non più, dopo che dieci anni prima Lucas Campbell le ha spezzato il cuoreesperienza che Colleen non ha nessuna intenzione di ripetere, grazie tante! Meglio limitarsi a qualche cottarella passeggera, a qualche flirt di "buona qualità" e a fare da cupido per amici e conoscenti, cosa per la quale sembra avere un talento naturale. Fino a quando un'emergenza di famiglia non riporta Lucas a casa, più bello e affascinante che mai, sempre lui, l'unico uomo che Colleen abbia amato. Sembra che tra loro ci sia un discorso rimasto in sospeso, ma che fare ora? Abbassare la guardia e rischiare di perdere il cuore, o rischiare di perdere un'irripetibile seconda occasione?
Commento di Ermione:
Ok. Ci tengo a precisarlo: questa non è una “recensione” (di quelle in cui si valutano pregi e eventuali difetti di un romanzo con uno sguardo possibilmente critico e distaccato), ma un commento DEL TUTTO personale e particolarmente BECERO, perché mi è uscito così e perché certe cose che leggo scatenano la “brutta persona” che è in me. Abbiate pazienza…
Trama rivisitata:
Figaccione statuario mezzo portoricano con una sad sad story alle spalle (mamma morta, sorella ragazza madre, papà che finisce – finisce nel vero senso della parola – in galera per spaccio di droga, accolto in casa da benevolo zio, appiccicoso quanto idiota cugino e “amorevole” zia – che la matrigna di Cenerentola le fa una pi**a; ma lui sempre buono, sempre rispettoso, sempre pronto ad aiutare gli altri e ad assumersi le proprie responsabilità… santo subito!), dopo dieci anni, ritorna, a causa della malattia terminale dello zio, al “ridente paesello” dove ha frequentato l’ultimo anno di liceo e dove rivede la sua ex-fidanzatina, nonché primo, unico, vero, grande amore e insieme…riscaldano la minestra! Olé!
Insomma, è già chiaro che il plot non è tra i più originali…
Il fatto che abbia preferito presentare la storia dalla parte di Lucas la dice lunga sulla simpatia che mi ha suscitato Colleen, la protagonista (che pure, leggendo i precedenti romanzi della serie in cui compariva come personaggio di contorno, mi era davvero quasi simpatica).
Ora, in un romanzo c’è solo una cosa che mi infastidisce più di una protagonista zo**ola: una protagonista zo**cola che viene scusata, giustificata e difesa da tutti e fa passare da str**zo il malcapitato quasi-cornuto, che alla fine deve anche scusarsi per esserci rimasto male. Badilate sui denti. Senza pietà. Così magari la mia indignazione trova sfogo e la smetto di usare asterischi.
E’ vero che Lucas ha sposato un’altra donna dopo averla “compromessa” (sempre ad assumersi responsabilità, povero figliolo!), ma solo dopo che Colleen lo ha lasciato e dopo che lui l’ha vista pomiciare con un altro pochi giorni dopo la loro separazione. Lui che, tra l’altro, rimane fedele alla moglie-amica fino alla separazione consensuale.
Colleen, povera, non lo ha mai dimenticato, non ha più incontrato l’Amore con la A maiuscola e non ha più avuto relazioni serie…solo diverse niente affatto serie, per intenderci. Ora, per carità, nessuno nei dieci anni successivi alla rottura di un fidanzamento importante pretenderebbe da una giovane e bella ragazza il voto di castità o l’emulazione di Santa Maria Goretti, ma l’indulgere nei rapporti occasionali giusto per “riavviare il motore della macchina” una volta o due l’anno lo trovo personalmente abbastanza triste (tanto più in una cittadina che conta poco più di settecento anime). Ma mi spingo ad affermare che sulla sequela dei “passatempi” senza importanza di Colleen ci sarei anche passata sopra. Ma su uno di questi no. Non posso proprio perché lo trovo quasi degradante. Non aggiungo altro per evitare spoiler.
Cosi come trovo abbastanza fastidioso leggere CONTINUAMENTE che, quando il suo amore la guarda con quegli occhi da pirata e le parla con la sua voce roca, la vagina della protagonista ulula e le sue ovaie ballano al ritmo della taranta. Sì, sì, lo so, sono una rigida, vecchia bigotta e per punizione dovrei rileggermi tutta la serie dei romanzi di Delly…
Comunque, lei viene sempre assolta da tutti, perché è sempre gentile, allegra e sollecita, dispensa consigli e buone parole, si prende cura della sorellastra maschiaccio in sovrappeso e di vecchietti ammalati, gioca a fare il Cupido in città favorendo la formazione di coppie ben assortite… E il povero Lucas è fregato!
Per il resto, il romanzo ci riporta nella ridente Manningsport, con il suo lago, i suoi vigneti, i suoi personaggi “irreali”, un po’ macchietta e sempre sopra le righe, dove il “volémose bene” trionfa sempre e indiscutibilmente, i fiori d’arancio ammorbano l’aria e i ventri femminili si gonfiano orgogliosamente. Ma a qualcuno queste cose piacciono pure…
Non posso assegnare meno di tre stelline perché comunque il romanzo è scritto bene e, nella prima parte almeno, l’ho trovato abbastanza intrigante. Ma certo, come già i due precedenti della serie Blue Heron, è decisamente “tiepidino”, niente più di una leggera lettura “da ombrellone” (o, per quanto mi riguarda, a beneficio dell’incarnato da Morticia Addams, da pomeriggio a letto sotto il getto del condizionatore).
Consigliato solo a chi ha apprezzato la serie oppure a chi, come me, l’ha iniziata e vuol sapere “come va a finire”. Altrimenti, si può leggere di meglio.
Figaccione statuario mezzo portoricano con una sad sad story alle spalle (mamma morta, sorella ragazza madre, papà che finisce – finisce nel vero senso della parola – in galera per spaccio di droga, accolto in casa da benevolo zio, appiccicoso quanto idiota cugino e “amorevole” zia – che la matrigna di Cenerentola le fa una pi**a; ma lui sempre buono, sempre rispettoso, sempre pronto ad aiutare gli altri e ad assumersi le proprie responsabilità… santo subito!), dopo dieci anni, ritorna, a causa della malattia terminale dello zio, al “ridente paesello” dove ha frequentato l’ultimo anno di liceo e dove rivede la sua ex-fidanzatina, nonché primo, unico, vero, grande amore e insieme…riscaldano la minestra! Olé!
Insomma, è già chiaro che il plot non è tra i più originali…
Il fatto che abbia preferito presentare la storia dalla parte di Lucas la dice lunga sulla simpatia che mi ha suscitato Colleen, la protagonista (che pure, leggendo i precedenti romanzi della serie in cui compariva come personaggio di contorno, mi era davvero quasi simpatica).
Ora, in un romanzo c’è solo una cosa che mi infastidisce più di una protagonista zo**ola: una protagonista zo**cola che viene scusata, giustificata e difesa da tutti e fa passare da str**zo il malcapitato quasi-cornuto, che alla fine deve anche scusarsi per esserci rimasto male. Badilate sui denti. Senza pietà. Così magari la mia indignazione trova sfogo e la smetto di usare asterischi.
E’ vero che Lucas ha sposato un’altra donna dopo averla “compromessa” (sempre ad assumersi responsabilità, povero figliolo!), ma solo dopo che Colleen lo ha lasciato e dopo che lui l’ha vista pomiciare con un altro pochi giorni dopo la loro separazione. Lui che, tra l’altro, rimane fedele alla moglie-amica fino alla separazione consensuale.
Colleen, povera, non lo ha mai dimenticato, non ha più incontrato l’Amore con la A maiuscola e non ha più avuto relazioni serie…solo diverse niente affatto serie, per intenderci. Ora, per carità, nessuno nei dieci anni successivi alla rottura di un fidanzamento importante pretenderebbe da una giovane e bella ragazza il voto di castità o l’emulazione di Santa Maria Goretti, ma l’indulgere nei rapporti occasionali giusto per “riavviare il motore della macchina” una volta o due l’anno lo trovo personalmente abbastanza triste (tanto più in una cittadina che conta poco più di settecento anime). Ma mi spingo ad affermare che sulla sequela dei “passatempi” senza importanza di Colleen ci sarei anche passata sopra. Ma su uno di questi no. Non posso proprio perché lo trovo quasi degradante. Non aggiungo altro per evitare spoiler.
Cosi come trovo abbastanza fastidioso leggere CONTINUAMENTE che, quando il suo amore la guarda con quegli occhi da pirata e le parla con la sua voce roca, la vagina della protagonista ulula e le sue ovaie ballano al ritmo della taranta. Sì, sì, lo so, sono una rigida, vecchia bigotta e per punizione dovrei rileggermi tutta la serie dei romanzi di Delly…
Comunque, lei viene sempre assolta da tutti, perché è sempre gentile, allegra e sollecita, dispensa consigli e buone parole, si prende cura della sorellastra maschiaccio in sovrappeso e di vecchietti ammalati, gioca a fare il Cupido in città favorendo la formazione di coppie ben assortite… E il povero Lucas è fregato!
Per il resto, il romanzo ci riporta nella ridente Manningsport, con il suo lago, i suoi vigneti, i suoi personaggi “irreali”, un po’ macchietta e sempre sopra le righe, dove il “volémose bene” trionfa sempre e indiscutibilmente, i fiori d’arancio ammorbano l’aria e i ventri femminili si gonfiano orgogliosamente. Ma a qualcuno queste cose piacciono pure…
Non posso assegnare meno di tre stelline perché comunque il romanzo è scritto bene e, nella prima parte almeno, l’ho trovato abbastanza intrigante. Ma certo, come già i due precedenti della serie Blue Heron, è decisamente “tiepidino”, niente più di una leggera lettura “da ombrellone” (o, per quanto mi riguarda, a beneficio dell’incarnato da Morticia Addams, da pomeriggio a letto sotto il getto del condizionatore).
Consigliato solo a chi ha apprezzato la serie oppure a chi, come me, l’ha iniziata e vuol sapere “come va a finire”. Altrimenti, si può leggere di meglio.
Il mio voto è:
La serie Blue Heron è così composta:
1. Se torno, ti sposo
2. Lo voglio!
3. Aspettando te
4. (In Your Dreams) - prossimamente
5. (Anything for You) - prossimamente
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