Titolo: La custode del miele e delle api
Autore: Cristina Caboni
Serie: autoconclusivo
Editore: Garzanti
Data di pubblicazione: 17 settembre 2015
Pagine: 320
Punto di vista: terza persona
Livello di sensualità: basso
Trama: Angelica non è mai riuscita a mettere radici. Non ha mai voluto legarsi a niente e nessuno, sempre pronta a fuggire da tutto per paura. C’è un unico posto dove si sente a casa, ed è tra le sue api. Avvolta dal quieto vibrare delle loro ali e dal profumo intenso del miele che cola dalle arnie, Angelica sa di essere protetta e amata. È un’apicultrice itinerante e il miele è la sola voce con cui riesce a far parlare le sue emozioni. Perché il miele di lavanda può calmare un animo in tempesta e quello di acacia può far ritrovare il sorriso. E Angelica sa sempre trovare quello giusto per tutti, è il suo dono speciale. A insegnarglielo è stata Margherita, la donna che le ha fatto da madre durante l’infanzia, quando viveva su un’isola spazzata dal vento al largo della Sardegna. Dopo essere stata portata via da lì, Angelica ha chiuso il suo cuore e non è più riuscita a fermarsi a lungo in nessun luogo. Ma adesso il destino ha deciso di darle un’altra possibilità. C’è un’eredità che l’aspetta là dove tutto è cominciato, su quell’isola dove è stata felice. C’è una casa che sorge fra le rose più profumate, un albero che nasconde un segreto prezioso e un compito da portare a termine. E c’è solo una persona che può aiutarla: Nicola. Un uomo misterioso, ma che conosce tutte le paure che si rifugiano nei grandi occhi di Angelica. Solo lui può curare le sue ferite, darle il coraggio e, finalmente, farle ritrovare la sua vera casa. L’unico posto dove il cuore può essere davvero libero.
Premetto che è il primo romanzo che leggo di quest'autrice. Ho sentito parlare molto e molto bene della sua opera prima, Il sentiero dei profumi, ma l'ho sempre ignorata per una sorta di snobbismo al contrario. Mi dava l'impressione di essere troppo ricercata, una di quelle autrici che badano più alla forma che al contenuto, che si perdono in virtuosismi letterari, ma con poca sostanza. Da dove mi veniva questa folle idea? Non me lo chiedete, non lo so nemmeno io. Tanto più che si è rivelata sbagliatissima. E sì che la cara Jane Austin lo diceva parecchio tempo fa, che non bisogna fidarsi delle prime impressioni.
Lo stile della Caboni mi ha affascinata, completamente conquistata. E' come il miele di cui parla: corposo, avvolgente, ricco di sfumature. E' poetico senza essere pedante, è fluido ma mai superficiale. Semplicemente incantevole e magico, come magica è la storia che ci racconta. Perché la magia, i miti e le leggende, appartengono anche al nostro popolo. Ci siamo ormai abituati ai folletti irlandesi o ai fae scozzesi, ma anche l'Italia ha il suo bagaglio di favole e superstizioni. In particolare, l'autrice ci va visitare l'affascinante e bellissima terra della Sardegna.
E' ad Abbadulche, una piccola isola sarda, che Angelica nasce e vive la sua infanzia. Il mare le ha portato via il padre e la madre deve lavorare molto solo per sopravvivere. Lasciata a se stessa, la bambina trova rifugio, calore e affetto da Margherita, una signora bizzarra, rispettata ma anche un po' temuta dalla gente del paese. Vive nella casa più antica dell'isola ed è la custode delle api. Ma Margherita è anche molto di più. E' una donna profondamente buona, che crede fermamente nell'aiutare il prossimo, soprattutto altre donne in difficoltà, che considera come sorelle. Crede nell'ascoltare la natura e nel rispettare i suoi tempi. Tutto ci parla, se sappiamo come ascoltarlo. Il vento, la terra, le api e le persone stesse.
Margherita riconosce in Angelica il suo stesso dono, quello di "parlare" con le api, vede in lei la sua erede, la prossima custode, depositaria di un'arte che affonda le radici nella notte dei tempi. Angelica vive così la sua infanzia, povera in senso materiale, ma ricca in tutti gli altri sensi, tra le spiagge bagnate da acque cristalline, il bosco profumato di mediterraneo e le api. Un'infanzia tutto sommato felice, serena, finché la madre non la porta con sé a Roma, dove si è risposata e vuole ricostruirsi una vita e dare alla figlia tutto quello che crede di averle fatto mancare.
Margherita riconosce in Angelica il suo stesso dono, quello di "parlare" con le api, vede in lei la sua erede, la prossima custode, depositaria di un'arte che affonda le radici nella notte dei tempi. Angelica vive così la sua infanzia, povera in senso materiale, ma ricca in tutti gli altri sensi, tra le spiagge bagnate da acque cristalline, il bosco profumato di mediterraneo e le api. Un'infanzia tutto sommato felice, serena, finché la madre non la porta con sé a Roma, dove si è risposata e vuole ricostruirsi una vita e dare alla figlia tutto quello che crede di averle fatto mancare.
Angelica si ritrova quindi in un mondo del tutto alieno, che la confonde, in cui non riesce ad adattarsi. Ma non ha dimenticato quello che Margherita le ha insegnato. Con i suoi studi di agraria, diventa un'apicoltrice di successo, ricercata per la sua abilità nel risolvere i problemi nei vari apiari, sparsi per il mondo. Viaggia Angelica, Francia, Spagnia, Grecia, persino Australia. Ma è irrequieta, non trova pace, non trova la felicità, è sempre in fuga, sempre insoddisfatta. Finché qualcosa non la richiama sulla sua isola. E qui tutto torna al suo posto. I ricordi rompono la diga e la investono come un fiume in piena, ricordandole chi è davvero, ma portando con sé anche tante domande.
"Una volta aveva letto da qualche parte che bastava poco per ritrovare la serenità. Bastava ricordarsi com'era da bambini, quando ogni cosa era piena di magia e non esisteva nulla di troppo difficile o impossibile."Angelica dovrà fare i conti con il suo passato, ma anche con il presente. Perché qualcuno vuole portarle via la casa che ha appena ritrovato e, se permetterà che accada, tutto andrà perduto.
Un romanzo che è una poesia, una fiaba, un inno alla natura e alla sorellanza, ma che è anche una struggente storia d'amore. Perché non mi sono dimenticata di Nicola, solo, voglio che lo conosciate da soli. Vi lascio con una citazione.
"Angelica era lì. L'aveva percepita più che vederla. Nuovamente si interrogò su quello strano, assurdo legame che li univa, perché non aveva senso, non aveva radici, non aveva nulla di razionale. Si limitava a esistere, impalpabile come il vento, eppure tenace."
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