Konnichiwa minna!
Eh? No, non mi sono messa a dire parolacce! Niente Oppai, stavolta!
Ho semplicemente detto: “Ciao a tutti!” e aggiungo anche bentrovati a questo nuovo appuntamento con i Libri Animosi.
Oggi, la vostra tsundere Alexandria…
Cosa? No, nemmeno questa è una parolaccia! Tsundere – termine che
deriva dall’unione di tsuntsun (freddo, imbronciato) e deredere (tenero,
innamorato)- descrive, nel mondo di anime e manga, quei personaggi che
fanno di tutto per apparire scostanti, duri e arroganti ma che si
rivelano in realtà adorabili e spesso timidi, cioè la definizione
sputata della mia dolce persona. Giuro!
Ok, non mi credete...fate bene!
Nel
nostro viaggio nel fantastico mondo di un Otaku Bookaholic, abbiamo
imparato che un manga racconta una storia servendosi di immagini
(disegni) e di parole posizionate nelle sequenze commentate delle
nuvolette tipiche del fumetto, così come un anime racconta la stessa
storia servendosi delle immagini in movimento, della musica e dei
doppiatori che danno voce e caratterizzano i personaggi, rendendoli vivi
e reali.
Si tratta di storie che colpiscono i sensi
del fruitore dell’opera e, ovviamente, poco spazio è lasciato
all’immaginazione, cosa che invece non può mancare se una storia viene
letta solo attraverso le parole di un libro.
Un lettore, infatti,
deve necessariamente crearsi l’idea di ciò che l’autore descrive nel
libro, sviluppare nella sua mente l’immagine del volto dei protagonisti,
dei luoghi in cui si svolge la storia, delle situazioni che essa
racconta.
Tuttavia, esiste un genere letterario che unisce
insieme i pregi del manga (i disegni) e la capacità immaginativa dei
libri (le parole): la light novel.
Letteralmente Light Novel
significa Romanzo Leggero ed è l’evoluzione dei cosiddetti pulp magazine
(o pulp fiction), riviste economiche contenenti racconti indirizzati ai
ragazzi, piuttosto brevi (quindi leggeri) e veloci da leggere.
Nel
1970, la maggior parte delle riviste pulp giapponesi, dovendo
rispondere ai gusti dei propri lettori, dopo aver adottato lo stile
anime/manga per le copertine, cominciò a mettere le illustrazioni
all'inizio di ogni storia, finché i disegni comparvero anche tra le
pagine scritte, descrivendo con le immagini le parole del racconto.
Fu così che nacque la moderna Light Novel (ライトノベル), un tipo di romanzo
illustrato giapponese con le caratteristiche estetiche e lo stile di un
manga.
In pratica, la light novel differisce da un normale
romanzo per il fatto che le pagine scritte sono intervallate da
illustrazioni in scale di grigi che descrivono una delle scene che si
sta svolgendo nella storia, mentre le copertine sono ricche di colori
accattivanti per meglio attirare gli acquirenti che si aggirano tra gli
scaffali delle librerie.
In Giappone, le Light Novel sono molto
diffuse e spaziano attraverso tutti i generi di letteratura, da quella
fantastica a quella romantica, da quella scifi a quella distopica.
Spesso da esse vengono realizzati adattamenti per anime e manga che ne
rafforzano la popolarità e la diffusione.
Esempi di Light Novel
(che in Italia conosciamo anche tramite gli anime) sono Sword Art
Online di Reki Kawahara (light novel fantasy), Toradora! di Yuyuko
Takemiya (light novel shoujo scolastica) e No.6 di Atsuko Asano (light
novel distopica shonen-ai).
In Italia, la Light
Novel come genere letterario è per lo più un prodotto di importazione
giapponese e devo dire che la scoperta dell’esistenza di una Light Novel
interamente pensata, scritta e pubblicata nel nostro Paese, mi ha
lasciata piacevolmente sorpresa.
E’ proprio di questo piccolo
gioiello che vi voglio parlare oggi, Loser, la prima light novel
italiana, una commedia romantica che riprende i canoni delle light novel
giapponesi calandoli in un contesto al cento per cento italiano. Un
esperimento letterario del tutto inedito nel nostro Paese e una sfida
editoriale che vuole coniugare due mondi, l’Italia e il Giappone,
lontani forse solo all’apparenza.
Titolo Originale: Loser
Autore: Momo Gatari
Illustratore: Alonso Rojas
Genere: Light novel
Editore: Linee Infinite
Data di uscita: Aprile 2016
Valutazione: 4 stelle
Trama: Elsa e Arturo vivono nella stessa città, frequentano la stessa scuola, sono in classe insieme, ma non hanno altro in comune se non il reciproco disprezzo. Elsa è la prima della classe, sovrana indiscussa del regno delle vincenti. Arturo fa di tutto per evitare la fatica, è capace di arrivare ultimo persino nei suoi stessi sogni. A mettere insieme, nell’interesse di entrambi, il “dinamico duo” ci penserà il professor Scafiddi. Da questo punto in poi saranno solo guai. Una light novel italiana scritta con la leggerezza di un cartone animato giapponese.
Recensione:
Un tipo molto conosciuto di Shoujo è quello definito “scolastico”. Chi è avvezzo a leggere manga e a guardare anime conosce bene l’atmosfera che caratterizza uno Shoujo scolastico.
Anime: Kimi ni todoke |
La
storia che si racconta in opere del genere è ambientata tra i banchi di
scuola.
Protagonisti sono quasi sempre un gruppo di studenti, amici o a
volte nemici, in cui spiccano di solito una ragazza e un ragazzo. Tra
questi due ragazzi, in mezzo ai problemi tipici dell’adolescenza
(famiglia, scuola, amicizia, incomprensioni, sentimenti forti e vissuti
spesso disperatamente), sboccia inevitabilmente l’amore.
Nel
mondo letterario occidentale, storie del genere sono affrontate dai
cosiddetti YA, cioè gli Young Adult, indirizzati come gli shoujo a
lettori giovani (ma non solo!) e che trattano storie spesso ambientate
sui banchi di scuola.
Ebbene, dopo aver letto Loser posso
tranquillamente definire questa Light Novel uno YA Shoujo Scolastico (il
che già lo pone al top delle mie preferenze letterarie e “mangose”), ma
assolutamente contestualizzato nella nostra realtà occidentale, anzi
assolutamente italiana, cosa che lo rende davvero unico.
La
storia è ambientata in una imprecisata città di mare del nord Italia,
dove due ragazzi molto diversi tra loro frequentano il primo anno di
liceo.
Arturo, il figlio della bidella Cora, è un ragazzo che
studia poco, ha la sua cerchia di amici fidati ed è votato alla regola
secondo la quale agitarsi
per qualcosa costa troppa fatica.
Arturo è
la rappresentazione vivente della flemma e dell’imperturbabilità:
troppo snervante impegnarsi in qualcosa, troppo estenuante dimostrare le
proprie capacità, anche se questo lo rende perennemente un perdente, un
Loser appunto.
“Non era piacevole arrivare sempre secondo, essere lasciato indietro, ma era quello il prezzo da pagare per non avere problemi e, soprattutto, per non sprecare energie. Era così che lui voleva vivere: senza preoccupazioni e senza dover provare niente a nessuno.”
Questo atteggiamento apparentemente
sconsiderato, in realtà, ha delle motivazioni piuttosto serie. Arturo
soffre per la mancanza del padre che ha abbandonato lui e la madre anni
addietro. Tale abbandono lo ha segnato, rendendolo freddo e distaccato, impedendogli di realizzare se stesso per paura di un fallimento. Arturo ha paura di non essere all’altezza delle aspettative degli altri
e teme che le persone lo abbandonino così come ha fatto suo padre.
Questo
suo modo di essere mi ricorda molto il personaggio di Kou di Ao Haru
Ride, uno dei miei personaggi preferiti, ed è per questo che sono
entrata subito in sintonia con Arturo. Quando poi ho scoperto il suo segreto, mi sono schierata subito dalla sua parte per assoluta coincidenza di affinità elettive.
Il segreto di Arturo è uno di quelli che potrebbero essere usati contro
di lui, uno di quelli per cui la sua cerchia di amici potrebbe
prenderlo in giro per l’eternità, uno di quelli che potrebbe far
crollare il castello di carte su cui si basa la sua intera vita: la
lettura.
Arturo legge di continuo e legge di tutto. L’elenco
della sua scheda bibliotecaria è chilometrico. Ha costruito con le sue
mani una libreria dove tiene i suoi tesori, che legge avidamente al posto
di studiare, immergendosi completamente nelle storie e trovando in esse
l’unico posto in cui si sente davvero se stesso, in cui non deve
fingere di essere qualcun altro.
“Leggere era una delle rare cose che non lo annoiavano e non gli costavano fatica.”
Peccato che tutto ciò non lo salverà dalla bocciatura.
L’altra protagonista di Loser è Elsa.
Elsa
è la perfezione: elegante, aggraziata, prima della classe, primatista
nella squadra di atletica, famiglia perfetta, amiche perfette, il sogno
di insegnanti e genitori.
Un diavolo in gonnella agli occhi di Arturo, un diavolo che lo perseguita anche nei suoi sogni.
“Di sicuro Elsa aveva ricevuto l'energia demoniaca necessaria per essere sempre così insopportabile in un rituale satanico o qualcosa del genere.Sì, non c'erano altre spiegazioni, Elsa Pardini era il diavolo, un metro e sessanta di diavolo con una seconda scarsa di reggiseno.”
Elsa è un personaggio molto
interessante, un misto tra Taiga Aisaka di Toradora! e Misaki Ayuzawa di
Kaichou wa maid sama, lo stereotipo perfetto di un personaggio tsundere,
arrogante e combattivo esternamente, ma generoso e amorevole
nell’indole, una contraddizione ambulante fra la propria vera
personalità e la sua esteriorità.
Elsa non sopporta
Arturo. Tra i due c’è profonda antipatia reciproca, così come tra i
gruppi di amici di cui entrambi sono i leader, il fan club delle
cagnoline da compagnia della Pardini e i compagni “dementi” di Arturo. La ragazza evidentemente gode dell’ammirazione delle sue compagne, ma è anche
consapevole che tale apprezzamento comporta anche una massiccia dose di
gelosia.
In realtà, però, lei non se ne preoccupa: ha ben chiaro quali siano le sue capacità e cosa voglia ottenere nella vita. Elsa è l’esatto opposto di Arturo.
Quando
il professore Salvo Scafiddi prende a cuore la precaria situazione
scolastica di Arturo, anche per sdebitarsi nei confronti di Cora che lo
tratta come un figlio, la vita di Arturo verrà travolta dal ciclone Elsa
e i suoi giorni di pace e tranquillità avranno purtroppo fine.
La
missione (per niente disinteressata di Elsa, scoprirete perché
leggendo) è quella di far promuovere quell’idiota patentato di Arturo.
La
missione di Arturo, invece, è semplicemente quella di sopravvivere alle
tirate di orecchie della Pardini, ai suoi insulti costanti e impietosi,
alle sue manie da generalessa e riuscire a evitare di essere bocciato. O
il suo segreto verrà svelato. I battibecchi tra i due sono davvero esilaranti, pieni di mordente e sagacia.
Mi hanno molto ricordato la coppia Risa/Otani di Lovely Complex.
Eccoli in uno scambio, protagonista del quale è il professor Scafiddi.
"Forse la Germani non è la persona giusta. Lei è intelligente, interessante... un bell'uomo..."
"Eh?" disse Arturo stupito. "Ma l'hai visto bene in faccia? Sembra una seppia morta sugli scogli."
Elsa lo fulminò con lo sguardo: "Ha parlato il porcospino narcolettico".
"Non dovresti usare parole di cui non conosci il significato".
"Ho usato una metafora per non offenderti, imbecille".
Cora scoppiò a ridere: "Certo che voi due siete proprio affiatati".
Il
professore Salvo Scafiddi, siciliano al nord per lavoro, merita
assolutamente di essere citato per la profonda stima che nutro nei suoi
confronti. E’ un personaggio molto buffo, di quelli che nei manga non
mancano mai, il pasticcione, l’imbranato matricolato ma dotato di una
determinazione sconvolgente che lo trasforma nell’eroe che conquista
regni e principesse. E professoresse di ginnastica. Scafiddi è sicuramente uno dei miei personaggi preferiti della novel.
In definitiva, se Loser doveva essere un esperimento per il mercato italiano, posso dire che è assolutamente riuscito.
Loser
risulta una commedia romantica rivolta principalmente a un pubblico
giovane ma è capace anche di conquistare un pubblico più maturo.
Infatti,
se da una parte coinvolge i ragazzi facendoli tuffare nel loro mondo,
sia per argomento che per veste stilistica (i disegni che inframmezzano
le pagine del libro, tipici della Light Novel e presi in prestito dai
manga), dall’altra lo stile sarcastico e scorrevole rende la lettura
molto interessante anche a chi non è più tra i banchi di scuola.
L’unica
pecca che, ahimè, ho dovuto notare è il numero ridotto di
illustrazioni. Quelle presenti, del bravissimo fumettista Alonso Rojas,
sono davvero bellissime ma troppo poche e sono certa che la light novel
avrebbe avuto un impatto visivo maggiore con una quantità di immagini
più elevata. E’ solo per questo che la mia valutazione non ha raggiunto le cinque stelle.
Finisco
la mia recensione parlandovi dell’autore di Loser e riportandovi
l’intervista che ho realizzato per voi dopo la lettura della light
novel.
Momo Gatari è uno pseudonimo che nasce dalla
fusione tra la parola giapponese “monogatari”, che significa storia o
racconto, e il nome della protagonista di un romanzo di Michael Ende.
Momo Gatari in realtà sono due autori, Laura Donadelli e Andrea
Cattaneo. Nati alla fine degli anni 70, come molti italiani adorano la
cultura pop giapponese che, in quel periodo, arrivava in Italia
attraverso gli anime prima e i manga poi. Oltre a un piccolo appartamento imbottito di libri, Laura e Andrea condividono una passione insaziabile per le storie.
Come è nata l'idea di scrivere una Light Novel italiana?
«Le
light novel giapponesi raccontano, più o meno edulcorata, la realtà del
Giappone. I protagonisti di quelle storie, generalmente ragazzi, sono
immersi in un mondo affascinante, ma culturalmente molto lontano
dall’Italia. Abbiamo pensato che sarebbe stato interessante provare a
raccontare, attraverso questa forma narrativa, la realtà italiana,
quella che i nostri ragazzi vivono tutti i giorni».
Cosa rende questa Light Novel “italiana”?
«Principalmente l’ambientazione che è tipicamente italiana. Tanto per fare un esempio, la città immaginaria in cui si svolgono i fatti raccontati in “Loser” è un mix tra La Spezia, Viareggio e anche un po’ Lodi. In “Loser” il lettore non troverà konbini o templi shintoisti agli angoli delle strade, studenti in divisa che si tolgono le scarpe per entrare in classe, troverà ragazzi, forse un po’ più scapestrati, che, tra le altre cose, devono confrontarsi con la scuola italiana con tutti i suoi pregi e difetti».
A chi è rivolto il libro?
«Il libro, come ogni libro del resto, è rivolto a tutti quelli che vorranno leggerlo. Per le tematiche trattate e l’ambientazione scolastica è probabilmente più vicino alla sensibilità dei ragazzi delle scuole medie e superiori. Del resto è anche vero che tutti siamo stati studenti delle medie e delle superiori e, perché no, magari non ci dispiacerebbe un tuffo nel passato. Tanto più che si tratta di un tuffo divertente: non sono previsti compiti in classe o interrogazioni».
Ginevra, la sorellina di Elsa, vive evidentemente immersa nel mondo degli anime e manga. Addirittura si sente un personaggio di Owari no Seraph. C’è un anime o un manga che è stato d’ispirazione per la storia di Loser?
«A Ginevra è piaciuto molto anche “Charlotte”, adora fare il cosplay di Nao Tomori.
Venendo alla domanda, in realtà non uno solo, sono molti i manga e gli
anime che abbiamo amato e che, in un modo o nell’altro, sono finiti in
“Loser".
Tra le produzioni più recenti, rimanendo in ambito light
novel, io e Laura abbiamo adorato “Toradora!”, Elsa deve molto del suo
carattere tsundere ad Aisaka. Ma la nostra passione per il genere
“commedie romantiche” è cominciata molti anni fa, possiamo citare per
esempio “Kimagure Orange Road” ( E’ quasi magia Johnny, ndr) un
capolavoro del genere a cui “Loser" - come molti altri - sono debitori.»
I libri sono per Arturo il mondo in cui si rifugia. Sembra
davvero se stesso solo quando si immerge nella lettura. La sua passione
varia dall’horror (Lovercraft) al thriller (Trilogia di Smiley),
all’avventura (Le miniere di re Salomone) al trattato (L’arte della
Guerra). Condividete la stessa passione di Arturo per così tanti generi o ce n’è uno che supera gli altri? Quali sono gli autori che più vi hanno ispirato?
«Sia io che Laura siamo lettori onnivori, leggiamo di tutto, compresa la saggistica
(soprattutto io). Quindi sì, condividiamo la passione di Arturo e
francamente, visto che la lettura è una passione così piacevole,
divertente e arricchente, non capiamo come non sia condivisa anche da
tutto il resto dell’umanità, ma questo è un discorso più ampio e
complesso. Abbiamo modelli letterari ai quali non ci avvicineremo mai
nell’arco di una sola vita, Hemingway e Carver per lo stile di
scrittura, ma anche Flaiano e Parise per la loro capacità di usare la
scrittura per dire molto più di quello che hanno scritto.
Laura:
mi piace molto la tua opinione su Arturo anzi si potrebbe dire che
Arturo è come un libro che nessuno ha ancora letto! Ma venendo alla tua
domanda per me leggere è vitale come respirare, non ricordo un solo
giorno della mia vita senza un libro o un fumetto in mano, da
adolescente ho passato intere notti in bianco immersa nella lettura! I
miei gusti però sono meno vari rispetto ad Andrea e leggo prettamente
narrativa, i miei autori culto sono Murakami e la Yoshimoto che mi
riportano nel nostro adorato Giappone, ma non posso non citare Elsa
Morante a cui i protagonisti di Loser devono i loro nomi e che è stata
per me una lettura folgorante. Potrei continuare per ore ma mi fermo qui
e auguro a tutti buona lettura!»
Ci sono altri progetti che includano la light novel nel vostro futuro?
«Ci
piacerebbe dare un seguito a Loser, anche perché abbiamo ricevuto
minacce di morte da diversi lettori in caso contrario. Scherzi a parte,
stiamo ricevendo un’affetto e un ritorno molto positivo da chi ha letto
il romanzo e la cosa ci ha stupito e ci ha fatto molto piacere. Ci
piacerebbe ricambiare portando avanti la storia di Elsa e Arturo perché
molti vorrebbero sapere cosa succede dopo e non neghiamo che fra di noi
ne parliamo spesso e avremmo in mente già qualche idea stuzzicante.
Tutto dipende chiaramente dalla volontà del nostro editore, ma speriamo
vivamente che voglia imbarcarsi di nuovo in questa avventura.»
Grazie
infinite a Momo Gatari per la grande disponibilità e per aver risposto
alle nostre domande con molta accuratezza e simpatia.
Gente
animosa, la vostra tsundere Alexandria vi saluta e vi rimanda al
prossimo appuntamento con la vita perigliosa di un Otaku Bookaholic.
Arigato gozaimasu!
Sayonara!
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