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venerdì 10 aprile 2015

Intervista a Mirya, autrice di Di carne e di carta e Trentatré






















Mirya, autrice di Di carne e di carta (QUI la nostra recensione) e Trentatré, due romanzi autopubblicati che hanno avuto un notevole successo su Amazon, con numerosissime recensioni a cinque stelle, ha gentilmente risposto alle nostre domande, che questa volta sono uscite particolarmente "marzulliane"... Le sue risposte ci sono piaciute tantissimo, ci hanno fatto ridere ma ci hanno anche fatto riflettere, dimostrandoci che dietro a quelle belle parole c'è una persona estremamente interessante. Speriamo vi divertirete a leggere questa intervista, quanto ci siamo divertite noi a farla.

1) Parlaci di te e di come sei finita ad auto-pubblicare romanzi su Amazon.
Parlare di se stessi è una noia mortale: per questo scriviamo di altri personaggi. Sono finita ad autopubblicare su Amazon perché me l’ha proposto il marito, e l’ho trovata una idea interessante: un’avventura da sperimentare con tanto da studiare per imparare a creare un ebook e un cartaceo. E io adoro studiare. Quando il marito ha capito che questo significava passare tutte le sere senza di me, probabilmente si è pentito, ma era troppo tardi. E comunque ancora mi rinfaccia di avere avuto lui quell’idea…

2) Come è nato il tuo amore per la letteratura? Cosa significa per te leggere?
Il problema è sempre ricordare un momento in cui io non abbia letto o amato la letteratura: poiché non lo rammento, non so dirti com’è iniziata. So che, come ho già raccontato, la prima parola che ho letto è stata la marca di una birra, e questo è sicuramente un indizio di cosa significhi per me leggere: ubriacarmi. Leggevo per imparare (ho già detto quanto adoro studiare?), per evadere, per vivere altre esistenze. Oggi effettivamente ottengo lo stesso effetto con la Ceres, ma non per questo ho smesso di leggere.

3) Qual è il libro della tua infanzia che ti ha fatto più sognare? Della tua adolescenza? Della tua età adulta?
Se nei sogni comprendiamo anche gli incubi, “La storia infinita” di Michael Ende nell’infanzia, “Novecento” di Baricco nell’adolescenza. Nell’età adulta, i libri che mi hanno fatto più sognare sono quelli che ho scritto: non sono certo i migliori che ho letto, ma mi hanno permesso di tirar fuori i miei sogni e i miei incubi. E sono l’incubo di parecchi lettori, suppongo.

4) “Di carne e di carta” viene considerato un romance. Pur mantenendo alcune caratteristiche del genere, trovo che questa caratterizzazione gli stia stretta. Secondo me hai usato la storia d’amore per spiegare la letteratura. Cosa ci rispondi?
A scuola insegno in prima i generi letterari, e poi spiego che in fondo sono solo scatolette in cui non riusciamo mai a far stare davvero tutto un libro. Il che fa domandare perché gli studenti debbano ascoltare le mie spiegazioni: per il piacere della mia compagnia, suppongo, e perché altrimenti metto loro tre. Credo che praticamente ogni libro sia un romance, perché in fondo parliamo sempre d’amore, ma che poi la maggior parte dei libri degna d’essere letta vada oltre. Però non uso mai un libro per spiegare: semmai, lo uso per capire io. E non ci riesco mai: ecco perché continuo a scrivere, per la gioia e la disperazione dei miei lettori.

5) In “Trentatré” hai osato con alcuni elementi che sapevi fin dall’inizio avrebbero potuto dividere il tuo pubblico. Hai mai avuto dubbi? C’è stato un momento in cui hai pensato di cambiare qualcosa per rendere il tuo romanzo più “facile”? Più “sicuro” dal punto di vista del gradimento?
A lungo Grace è stata sul filo del rasoio: nella mia idea iniziale non avevo visto la sua morte. Ma le idee iniziali valgono pochissimo, per i personaggi, che si muovono coerentemente con loro stessi. Quando ho capito, a metà libro, che Grace sarebbe morta, mi sono preparata all’ira del pubblico, ma non è qualcosa che mi abbia mai spaventato: ho finito l’altro libro con una supposta e un forse. Sarà meglio che non vi dica come finiranno i prossimi…

6) Al momento in commercio sono disponibili due tuoi romanzi: “Di carne e di carta” e “Trentatré”. Due romanzi molto diversi tra loro. Cosa dobbiamo aspettarci dal prossimo? Insomma, raccontaci cos’hai in cantiere...
Sto scrivendo una trilogia di fantascienza basata su una mia precedente ff, come spoilero continuamente in pagina, con un certo sadismo. Il tema base sarà la nostra personalità virtuale e il modo in cui può o meno armonizzarsi con noi – ma naturalmente ci sarà tanto romance, perché appunto, di che altro vale la pena parlare, se non dell’amore?

7) Molti autori dicono che scrivono quello che vorrebbero leggere, è così anche per te? Se la risposta è no, come scegli cosa scrivere?
Ho sempre risposto anche io così, quando qualcuno mi chiedeva di cambiare stile, ma col tempo ho capito che la risposta è più complicata. Non posso cambiare ciò che scrivo per piacere a qualcun altro, uno scrittore non è un juke-box in cui infili una monetina per ascoltare la tua canzone preferita: se quello scrittore non ti piace, stroncalo pure e passa ad un altro, ma non chiedere allo scrittore di cambiare. Resto ancora di quest’idea, ma ho anche capito che non scrivo quello che vorrei leggere, perché mi rileggo raramente e perché leggo cose molto diverse da quello che scrivo io. Scrivo quello che ho bisogno di scrivere, e il bisogno c’entra poco o nulla con il desiderio.

8) Qual è il tuo genere letterario preferito? E quello che ti piace meno?
Risposta nulla in entrambi i casi. Mi piacciono i libri belli, almeno secondo il mio gusto, e poi non abbiamo già deciso che i generi letterari sono solo scatolette inutili?

9) Cosa faresti se in una realtà distopica parallela ti fosse impedito di leggere e scrivere?
Imparerei le mie storie a memoria e le racconterei a voce, come si faceva col mito e con la fiaba. Oh, e naturalmente mi incazzerei tanto, imparerei a tirare con l’arco e distruggerei quella realtà distopica vestendomi da ghiandaia imitatrice.

10) Qual è la domanda che vorresti ti venisse fatta? Insomma, fatti una domanda e datti una risposta.
State davvero chiedendo un suggerimento ad una professoressa? Vergognatevi e inginocchiatevi sui ceci per penitenza.

11) Qual è la domanda che preferisci porre a una persona che vorresti conoscere davvero? 
Se poni domande avrai risposte, ma non conoscenza. Se voglio conoscere davvero una persona, non le pongo mai domande. Ma aiuta darle parecchio da bere.

12) Quando leggi, ti viene spesso voglia di prendere in mano la penna rossa? Insomma, sei mai solo lettrice o una parte di te rimane sempre in modalità “professoressa”?
Nelle vostre domande ho aggiunto le virgolette ai titoli dei libri dove mancavano, ho tolto le maiuscole interne (che si usano solo per i titoli delle canzoni), ho cambiato un apice in apostrofo e ho giustificato i paragrafi. Ho risposto?
  
Sì, Mirya, hai decisamente risposto! Ringraziamo di cuore Mirya per il tempo e l'attenzione che ci ha dedicato, soprattutto ora che sappiamo quanto sia impegnata nel suo nuovo progetto. Speriamo di averlo prestissimo sui nostri reader ed egoisticamente le auguriamo buon lavoro



Titolo: Trentatré
Autore: Mirya
Editore: Autopubblicato
Pagine: 374
Data pubblicazione: 14 novembre 2014
POV: Terza persona
Livello di sensualità: Caldo

Trama: Trentatré sono i giorni che Dio Si impegna a trascorrere sulla terra, senza i Suoi poteri, prima che Suo Figlio acconsenta ad aiutarLo nell’Apocalisse; ma scopre subito che l’umanità è un abito scomodo da indossare.
Trentatré sono i giorni di cui Grace dispone per persuadere quel vecchio pazzo convinto di essere Dio che l’universo non deve finire; ma c’è un asino dagli occhi azzurri a complicarle la vita e a lei non resta che cercare di trasformarlo in un unicorno rosa.
Trentatré sono i giorni in cui Michele deve affrontare i suoi demoni, per liberarsi del marchio di Caino e imparare di nuovo ad avere fiducia; ma c’è una rossa intenzionata a combattere contro di lui che invece forse potrebbe combattere al suo fianco.
Trentatré sono i giorni necessari a cambiare per sempre le vite del vecchio Giò, di Amir, di Juliette e di tutti coloro che ruotano attorno allo stesso locale, quel locale che in fondo può assomigliare ad una casa, come loro in fondo possono assomigliare ad una famiglia.
Perché la fortuna non è positiva né negativa, le cose migliori accadono per caso e il mondo è pieno di incastri.

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