Titolo: Scommessa d’amore
Titolo Originale: Dare you to
Autrice: Katie
McGarry
Serie: Pushing
the Limits #2
Editore: DeAgostini
Pagine: 512
Data di uscita: 16 Settembre 2014
Livello di sensualità: Tiepido
Punto di vista: Prima persona alternato
Trama: Beth Risk non è abituata a farsi mettere i piedi in testa da
nessuno, ma stavolta non ha scelta: deve tornare a vivere nella sua città
natale insieme allo zio Scott, altrimenti lui rivelerà alla polizia il segreto
di sua madre. E se la verità saltasse fuori, la donna finirebbe in prigione.
Perciò Beth è costretta a cedere al ricatto, anche se questo significa
sacrificare la propria felicità e abbandonare i suoi due migliori amici, Noah e
Isaiah. Ryan Stone è una promessa del baseball e un brillante scrittore. La sua
"perfetta" famiglia, però, nasconde un segreto, qualcosa che non ha
mai rivelato a nessuno, nemmeno al gruppo di amici con cui è solito divertirsi
giocando a sfidarsi alle imprese più pazze. L'ultima scommessa riguarda la
bellissima e scostante studentessa che si aggira come un pesce fuor d'acqua nei
corridoi della scuola. A Ryan non piace perdere e ce la mette tutta per
riuscire nell'impresa di portarla fuori... ma ciò che nasce per gioco si
trasforma ben presto in un'attrazione a cui né lui né Beth sapranno resistere.
Ammetto che ho iniziato questo romanzo con il piede sbagliato.
La Beth di Oltre i limiti non mi stava particolarmente simpatica: troppa
rabbia, troppa auto distruttività, troppo melodramma. Inoltre, apprendere dalla
trama che il suo lui non sarebbe stato Isaiah, mi ha tolto quel poco di
entusiasmo che mi rimaneva. Non vedevo l’ora di leggere di Isaiah e dei suoi
tatuaggi! E invece no. Ma la McGarry è brava (molto brava) e mi ha fatto dimenticare
in fretta tutte le mie riserve.
Mi ci è voluto un po’ per apprezzare il personaggio di Beth,
visto che non amo particolarmente lo stereotipo del “non mi lego a nessuno così
nessuno potrà farmi soffrire”. Preferisco i personaggi più combattivi, tipo Echo.
Cosa mi ha fatto cambiare idea? Guardarla attraverso i ricordi e lo sguardo
affettuoso dello zio. Cogliere il suo lento addolcirsi, vederla aprirsi e
fidarsi degli altri ogni giorno un poco di più. Percepire il suo amore
incrollabile, per quanto mal riposto, verso la madre.
Se per riconciliarmi con Beth mi ci è voluto un po’, è
invece bastato pochissimo per apprezzare il personaggio di Ryan. Potete darmi
torto? *_*
“Era più alto di me. Enormemente. Non lo avrei più rivisto, quindi mi permisi di guardarlo con attenzione. Era proprio sexy con quelle spalle larghe, la curva dei muscoli, l’adorabile casino di capelli biondo miele sparati fuori dal cappello e quegli irresistibili occhi di un caldo castano.”
Sì, è vero, nelle prime pagine Ryan non indossa esattamente una lucente
armatura da cavaliere senza macchia e senza paura. Anzi, fa un’entrata in scena
piuttosto sgradevole, cercando di ottenere il numero di Beth per vincere una
scommessa. Perché se Beth ha certe dipendenze, la droga di Ryan è la vittoria.
La sete di vittoria è la sua forza motrice, vincere è il fine ultimo di ogni
sua scelta. Ciò nonostante non è mai gratuitamente cattivo, anzi, è il punto di
riferimento della sua squadra, tutti sanno che possono fare affidamento su di
lui, è gentile e premuroso con gli amici. Un ragazzo d’oro. Ma non perfetto,
come tutti pensano. Perché la sua famiglia è un disastro, dietro l’apparenza
luccicante e ordinata.
Ryan vede la vera Beth, quella nascosta dietro il trucco
pesante e i jeans stracciati, si innamora di lei e, grazie alla sua
determinazione incrollabile, riesce a fare breccia nelle sue altissime mura
difensive. Ma quando finalmente tutto sembra andare bene, le cose si complicano
all’improvviso e Ryan dovrà lottare duramente per tenere Beth fuori dal baratro
in cui sembra volersi buttare con tutte le sue forze e al di là di ogni
ragionevolezza.
“Vivere era come essere incatenata sul fondo di uno stagno poco profondo con gli occhi aperti e senza aria. Riuscivo a vedere delle immagini distorte di felicità e luce, perfino sentire delle risate ovattate, ma era tutto fuori dalla mia portata mentre giacevo al suolo in una soffocante agonia.”
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