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venerdì 10 giugno 2016

Cinema & TV: The Longest Ride - La risposta è nelle stelle


Un anno fa esatto è uscito nelle sale italiane The Longest Ride - La risposta è nelle stelle e, appena ho visto il trailer, mi è partito un embolo.


Piccolo angolo dei segreti.

Io ho una specie di ossessione, di fissazione, un guilty pleasure che mi trascino dietro da tempo immemore. Il mio primo romance è stato un western di Diana Palmer e il protagonista era un cowboy. Da allora ho deciso che i cowboys sono il non plus ultra della virilità. Sorry, ma la femminuccia che è in me ha un debole per i mandriani impolverati.

Ecco, quindi appena ho scoperto che il protagonista era un bull rider - cioè un domatore di tori - ho deciso che dovevo vedere questo film. Dovevo.

Anche perché, diciamocelo, il protagonista in chaps e Stetson è Scott, il figlio di Clint Eastwood.


Però ci ho messo un anno a vederlo. Nel senso che ho procrastinato nel comprare il dvd, ho aspettato un bel po' perché temevo il film mieloso dove ogni battuta è stucchevole, dove la storia è banale e i personaggi assurdamente americani fino a raggiungere lo stereotipo. Dopo un anno eccomi qui, complice un giorno di ferie e la totale solitudine per otto ore.

Non ero pronta per due cose: la prima, la lunghezza. Questo film dura 128 minuti. Due ore e otto minuti. WHHHAAAAT? Ad un certo punto ho dovuto vedere a che punto ero e mi è venuto un colpo. Cioè, cosa ci sarà da raccontare in due ore?


La seconda. Non sapevo che fosse tratto da un romanzo di Nicholas Sparks. Non lo sapevo, l'ho scoperto mentre guardavo il film. Mi è venuto un coccolone. Se avete visto o letto anche solo un film o un libro di Sparks allora sapete che il rischio dramma è dietro l'angolo, che il rischio diabete è dietro l'angolo, che il rischio ORRORE è dietro l'angolo.

L'asfalto coperto di neve, un'auto che esce di strada. Alla guida il vecchio Ira, che adesso è incastrato, ferito, solo e sta per perdere conoscenza, quando davanti ai suoi occhi prende forma una figura: l'amatissima moglie Ruth. Che lo incalza, gli impone di resistere. Lui sa che Ruth non può essere lì, ma si aggrappa alle parole dell'evanescente amata. Poco distante, la vita di Sophia sta per cambiare per sempre. L'università, l'ex fidanzato traditore e violento, le feste e le amiche scompaiono nella notte di stelle in cui incontra Luke, e innamorarsi di lui è inevitabile. Può finalmente ricominciare a vivere... Purché il segreto che Luke nasconde non distrugga il suo sogno. Due coppie divise dagli anni e dalle esperienze, che il destino farà incontrare nel più inaspettato ed emozionante dei modi.


Ma sono sopravvissuta, anche se il voto finale non è niente di che. E' un sei, forse un sei e mezzo, ma non di più.



Prima di tutto pensavo che il film fosse tutto, ma proprio tutto, su Luke e Sophia, invece - come nel libro - si dividono metà dello spazio con una storia d'amore parallela ambientata negli anni '40/'50. Quindi abbiamo nel presente Luke e Sophia e nel passato Ira e Ruth. Mentre i primi due mi incuriosivano, gli altri no, per niente. La storia di Ira e Ruth è così finta, così di plastica, che non mi ha provocato la più piccola emozione, il minimo coinvolgimento, niente. Sono noiosi, prevedibili, e portano via spazio alla storia che mi interessava sul serio.

Luke e Sophia
Ira e Ruth
Aimé, Luke e Sophia non sono granché così come la loro storia. Sono giovani e belli, ma anche loro sembrano usciti dal manuale degli stereotipi americani e, onestamente, il troppo stroppia.
Il fatto che questi due non abbiano spazio e tempo perché diventino veri, o almeno interessanti, rovina un po' tutto. Per esempio l'incidente di Luke, il mondo dei rodeo, i problemi fisici che ne risultano vengono solo accennati e solo con qualche scena al rallenty con il solito toro infernale. E basta.


Sophia è abbastanza odiosa, fa tanto la donna in carriera, poi la vittima che sacrifica tutto, poi è perennemente in lacrime. Ah, senza contare che passa dal liquidare il povero Luke a dirgli ti amo dopo un paio di rotolate tra le lenzuola.

Scena: Mira sul divano, mezza in coma.
Sophia è sul divano che guarda le foto di Luke bambino con la di lui madre. Lui arriva, si dicono qualcosa, e lei rsponde ti amo.
Mira si alza e chiede al vuoto cosmico e quando cazzo è successo?


Vabé, insomma, nel mucchio di letame cinematografico e di filmoni da vomito compulsivo La risposta è nelle stelle si salva. Si salva ma niente altro, perché a me non è piaciuto. Per niente. Che grande delusione.
Unica nota positiva?


Ad un certo punto si denuda pure e gli si vedono le chiappette. L'unica gioia nel solito drammone strappalacrime con il finale stucchevole alla Nicholas Sparks.

1 commento:

  1. Io sapevo che era tratto da un romanzo di Sparks, che tra l'altro è stato pure caruccio, nonostante il pericolo dramma dietro l'angolo. Il film invece mi è sembrata tutta un'altra cosa, troppo zuccheroso, patinato, una favola poco credibile, è mancato tutto il pathos. La storia di Ira e Ruth nel libro è molto più appassionante di quella di Luke e Sophia. Il colpo di scena finale è orchestrato benissimo e ha un significato profondo, che nel film si perde quasi totalmente. Comunque questo film mi ha fatto capire una cosa importante: mio marito mi ama davvero, perché non solo me l'ha lasciato vedere, ma se lo è sorbito tutto, seduto con me sul divano, sbuffando SOLO ogni 4-5 minuti. XD

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