Titolo: Una stravagante ragazza perbene
Serie: No
Autrice: Virginia Dellamore
Editore: Autopubblicazione (Kindle Edition)
Pagine: 309
Formato: ebook
Pubblicazione: novembre 2015
Livello di sensualità: molto soft
POV: Si alternano terza e prima persona
Trama: Londra, età della Reggenza. Annis è una ragazza simpatica ed eccentrica, che vive in un verdeggiante paesino del Sussex. Il suo più grande desiderio è viaggiare e vivere avventure straordinarie, come i protagonisti dei romanzi che legge avidamente. Quando è invitata a trascorrere due mesi a Londra per la Stagione, accetta con entusiasmo: non certo per trovare marito, ma per conoscere il mondo e divertirsi. A Londra incontra Guiscard, bellissimo, insolente, senza regole, anche lui tutt’altro che favorevole al matrimonio. Chi meglio di un affascinante scapestrato che conosce i luoghi più spassosi della città può farle trascorrere una Stagione indimenticabile? Quale amicizia è più sicura di quella fra due persone che hanno messo subito in chiaro di non piacersi? Eppure, talvolta, alla sprovvista, il cuore ci mette lo zampino, insinuando l’amore in chi non si riteneva capace di provarlo... Sullo sfondo di una Londra frivola e mondana, con una rosa di accattivanti personaggi secondari, un romanzo leggero, vivace, condito di pungente ironia. Una storia per chi ama il romanticismo, i dialoghi scoppiettanti, una girandola di eventi capaci di scatenare il sorriso, e l’immancabile lieto fine.
E no, per tutti gli ortaggi!!!
Dal
momento che anche questo secondo romanzo di Virginia Dellamore mi è piaciuto
molto, voglio iniziare dagli unici due elementi che ho mal digerito e che – ci
tengo a precisarlo – nulla hanno a che fare con quella che ritengo essere la
qualità del romanzo, ma dipendono esclusivamente dai miei gusti personali: la castità della coppia e l’aspetto fisico della
protagonista.
Sul
secondo fattore potevo tutto sommato anche sorvolare, ma il primo, accompagnato
dal fastidio di essere rimasta a bocca asciutta dopo più che promettenti
premesse (non specifico per evitare spoiler) non mi è proprio andato giù. Non
amo l’eccesso di sesso nei romanzi, soprattutto quando il contesto non lo richiede,
ma tra il nulla e il troppo c’è sempre il qualcosina…
Lady Opaline, da questo punto di
vista, per me era assolutamente perfetto.
Arrivata alla fine Una stravagante ragazza perbene la
sensazione che mancasse un tassello – precisamente quello lì – era decisamente palpabile. Ad un certo punto, verso la
fine del romanzo, ero quasi convinta: “Oh, adesso finalmente succede
qualcosa!!!”…invece, niente. Pazienza. Anche il finale, sinceramente, mi è
parso un po’ troppo sbrigativo e tirato per i capelli (quanto accade ai
Vauxhall Gardens e le sue conseguenze, secondo me, avrebbero avuto bisogno di
un maggiore spazio, invece ho avuto la netta impressione che l’autrice abbia messo il turbo proprio quando la cosa si
faceva interessante). Insomma, se avessi letto il romanzo a 12 anni, gli avrei
tranquillamente assegnato 5 stelline; ma dal momento che ho qualche anno di più
e quando leggo un romance un pochino di pepe me lo aspetto, non posso andare
oltre le 4.
Secondo
elemento che mi ha fatto un po’ storcere il naso: tutti, ma proprio tutti i
personaggi, ad un certo punto si trovano a fare considerazioni su quanto sia
brutta la protagonista. Ora, mi va più che bene un’eroina “umana”, con qualche
difettuccio: che so, non appariscente o bassina o “morbida” o con gli incisivi
leggermente accavallati…toh, magari anche con gli occhi d'un colore diverso l’uno
dall’altro! Ma questo abbinamento tra l’adone privo di imperfezioni, simile al
David di Michelangelo (ma più dotato)
e la bruttina insignificante, non mi convince mica. Va bene essere belli
dentro, ma trattandosi di una donna e non di un calzino, la vedo dura…
Ovviamente non mi riferisco alla vita reale, lo so benissimo che il fascino non
è necessariamente connesso con la perfezione fisica, ci mancherebbe, ma quando
leggo un romance voglio sognare, come se leggessi una fiaba, e la protagonista
unanimemente definita “brutta” mi rovina il quadro.
Per
il resto, ho trovato Una stravagante
ragazza perbene assolutamente delizioso.
In
linea di massima non amo molto quando un’autrice contemporanea adotta un
linguaggio volutamente “anticato” quando si trova a scrivere un romanzo di
ambientazione storica. Non mi riferisco, ovviamente, ai dialoghi, dove gli
anacronismi di senso opposto (vale a dire un linguaggio e degli atteggiamenti
relazionali troppo “moderni”) sono altrettanto fastidiosi, ma alla voce
narrante che, a volte, viene inutilmente appesantita dai tentativi di ricreare
anche nelle descrizioni un’atmosfera falsamente rétro. Questo, appunto, in
linea di massima. Virginia Dellamore, secondo me, rappresenta una felice
eccezione, perché è così brava a farlo da non permettere al lettore di
percepire qualcosa di stonato, innaturale, finto, ma, al contrario, riesce a
farlo immergere meglio nel contesto, come se la narrazione – sia pur in terza
persona – non fosse che un’estensione del mondo interiore della protagonista,
Annis. Forse anche perché la potenziale “pesantezza” insita nella scelta di un
linguaggio non troppo attuale è fortemente mitigata da una lieve, ma arguta,
ironia che permea commenti e descrizioni. E’ come se la voce narrante fosse –
immagino intenzionalmente – sintonizzata con le caratteristiche di personalità
di Annis che, sin da subito, mostra una forte autoconsapevolezza e una buona
dose di realismo e sana autoironia. Al protagonista, Guy, viene invece data
direttamente voce, grazie a “I pensieri di un libertino”, una serie di capitoli
che si alternano agli altri narrati in terza persona, che personalmente ho
trovato una gradevole ed efficace scelta stilistica.
Il
plot è abbastanza semplice e tutt’altro che originale, ma la scrittura è così
piacevole da mantenere viva l’attenzione e non annoiare mai, anzi, molti passi
sono stati per me molto emozionanti e coinvolgenti.
Del
mistero legato all’identità della Dellamore continuo ad infischiarmene. Che non
si tratti di una dilettante, ma di una persona che con la scrittura ci mangia, mi sembra lampante dallo
stile, così curato, pulito e di ampio respiro. Ma come in altri casi, rispetto
pienamente la scelta dell’autrice: se ha deciso di scrivere anche sotto questo
pseudonimo, avrà i suoi buoni motivi. A me interessa solo che Virginia
Dellamore continui a farlo, perché trovo i suoi romanzi dei deliziosi bon bon.
Però, una preghiera, Virginia, non lasciarmi più così a bocca asciutta… per tutti gli
ortaggi!!!
Assegno a questo romanzo:
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