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sabato 14 marzo 2015

Intervista a Nina Pennacchi


Abbiamo il piacere di ospitare nel nostro blog Nina Pennacchi, autrice di Lemonade e Capitan Swing, amata da tutte le lettrici di romance storici, e non solo. I suoi bad boys  hanno trovato un posto speciale nel nostro cuore e le storie intrise di drammatico romanticismo hanno fatto dei suoi libri degli autentici DIK. 


Claire: Ciao Nina, grazie per averci permesso questa intervista. La domanda più urgente riguarda i tuoi progetti. A quando il prossimo libro?

Nina: Tocchi un tasto dolente. Il problema per me è che quando scrivo un libro devo pensare solo a quello, quindi devo avere la mente sgombra da altri progetti... e in questo periodo invece ne ho uno che mi occupa alquanto, mannaggia a lui. Niente di brutto, eh, per l'estate dovrei averlo concluso. Quindi spero di rimettermi a scrivere a settembre... benedetto settembre!

Claire: I tuoi protagonisti maschili sono tutti dei gran cattivoni, per usare un eufemismo. Come riesci a creare dei soggetti tanto odiosi e, perdona il gioco di parole, farli amare alle lettrici?

Nina: Quanto mi sento inadeguata per questa intervista... è già la seconda domanda a cui mi viene da rispondere "non lo so"... ahahah. Come posso buttarla giù in modo da non sembrare una clueless senza speranza? Vediamo: il fatto è che io non mi chiedo se verranno amati, odiati, o altro.... io mi metto a guardare nel vuoto e piano piano emergono questi signori nella mia mente, in compagnia di altri personaggi, e cominciano a fare e dire cose inaspettate. La mia testa lavora in un modo a me ignoto. Da dove scappano fuori questi loschi figuri non lo so. E rileggendo di loro, a volte, penso che sia meglio così...

Claire: Lemonade è la tua opera prima. Ha avuto un grande successo e continua a essere citato tra i DIK da leggere assolutamente. Com’à nata l’idea di questo libro? Avrà mai un seguito?

Nina: La storia di "Lemonade" mi accompagnava da parecchio quando ho deciso di scriverla. È la prima cosa in assoluto che ho scritto, e quando leggo di autrici che scrivono fin da bambine mi sento una merdaccia perché io invece ho sempre immaginato molte storie, ma non le ho mai "buttate giù" prima di Lemonade. E sì... il seguito era nato insieme a Lemonade, ma poi mi sono accorta che era, come dire... inadeguato. Troppo semplice, troppo lineare. Narrativamente poco interessante, anche se dolce a suo modo. Vorrei farne un "riassunto", suona malissimo ma spero capirete, una sorta di epilogo dove vi racconto cosa, secondo me, accade a tutti i personaggi di Lemonade, protagonisti e non.

Claire: Capitan Swing parla di un argomento sociopolitico piuttosto spinoso per l’epoca, la rivoluzione contadina, che hai amalgamato sapientemente alla storia d’amore. Quanta ricerca storica c’è dietro i tuoi libri? Dove attingi le informazioni?

Nina: Odio studiare! Ahhahah... questa è la mia prima, viscerale e sincera reazione di fronte alla tua domanda. Ebbene sì, odio studiare e quindi in genere cerco di reperire le informazioni in modi alternativi: leggendo narrativa, soprattutto. In particolare narrativa dell'epoca di cui parlo (per Capitan Swing ad esempio ho letto "Shirley" di Charlotte Brontë, perché in quel libro si parlava di luddisti). Quando poi vedo che le informazioni non sono sufficienti mi rivolgo ai libri di storia. Sempre per Capitan Swing ho letto uno dei trattati più famosi sull'argomento, "Captain Swing" di Hobsbawm e Rudé. È un trattato rivolto a storici, pieno di tabelle numeri e privo di ogni letterarietà, e quindi noioso fino alle lacrime. Voglio un po' di coccole ora! Ma era necessario, e non per una questione di puntigliosità: è importante non fare errori grossolani perché gli errori fanno ricordare al lettore che sta leggendo un libro, annullando così la sospensione di incredulità necessaria per appassionarsi alle vicende.

Claire: Se dovessi consigliare un libro storico, quale sarebbe? 

Nina: Sarò banale ma non posso non nominare "Orgoglio e pregiudizio", "Persuasione", "Jane Eyre" e "Cime tempestose"... sono i classici che io, personalmente, rileggo a intervalli regolari. Per romanzi scritti ai giorni nostri, il mio romance preferito di sempre è "La figlia del matematico" di Laura Kinsale. Per uno storico "puro", consiglierei "La cattedrale del mare" di Ildefonso Falcones. E se siete coraggiose e volete avventurarvi in un genere ibrido e secondo me affascinante come non mai, potreste provare a leggere "Il castello di Eymerich" dell'italiano Valerio Evangelisti, storico misto a fantascientifico, che narra le vicende del cattivissimo inquisitore Nicolas Eymerich (altro che la "cattiveria" dei miei protagonisti... qui ci vuole uno stomaco corazzato, vi avverto).

Claire: Se dovessi consigliare un libro di qualunque genere?

Nina: Il libro che mi sento di consigliare a tutte, amanti di qualunque genere, rosa storico giallo o ya, è "It" di Stephen King.

Claire: in rete si vocifera che ci sia tu dietro lo pseudonimo di Anne Owen, autrice di un libro difficile e controverso che ha avuto molto successo, Schiava per Vendetta. Io l’ho letto e l’ho amato moltissimo ed in effetti lo stile e alcune caratteristiche nel ritratto psicologico dei personaggi potrebbero essere riconducibili a te. Cosa rispondi a queste supposizioni?

Nina: Un libro parecchio massacrato, quello, eh? Per fortuna le critiche se le piglia Ann Owen... e chi sia, lo lascio decidere a voi

Mor: In futuro potremo leggere un tuo romanzo contemporaneo?

Nina: No, non credo Per motivi a me ignoti mi vengono sempre in mente storie ambientate nell'Ottocento inglese.

Mor: Da lettrice prima che autrice, cosa cerchi in un romanzo?

Nina: La trama non è particolarmente importante. Tutto sta nello sviluppo di personaggi e situazioni, di scambi. Creami un personaggio imperfetto, che prima di combattere contro il mondo debba combattere contro se stesso, e mi hai. Stupiscimi, con l'intelligenza e con la personalità, e mi hai. Quando leggo i tuoi dialoghi non voglio anticipare le risposte: voglio pensare: cavolo, ma 'sto tizio ha davvero detto questa frase? E chi se lo aspettava. Adoro l'ironia, e se c'è ne sono felice. Ma anche se non succede, come ad esempio nel bellissimo "Eleanor & Park" di Rainbow Rowell, va bene lo stesso.

Mor: L'ultimo romanzo di una autrice italiana e straniera che ti è piaciuta e ti ha piacevolmente sorpreso e perché;

Nina: L'ultimo romanzo che ho amato di un'autrice italiana è "Alakim" di Anna Chillon. Mi è piaciuto moltissimo per la profondità della trama unita a un'accattivante esposizione, all'ironia dissacrante e a volte un po' bastarda, e per l'accettazione delle imperfezioni umane di tutti i personaggi. Per l'autrice straniera, non posso che citare Rainbow Rowell, delicata e profonda, di cui ho letto due romanzi uno più bello dell'altro: "Eleanor & Park" e "Fangirl" (quest'ultimo non ancora tradotto in italiano).

Alice: Che rapporto c'è tra quello che scrivi e la realtà? Sono completamente dissociati, quindi utilizzi la scrittura per vivere quello che mai faresti o potresti accettare nella vita vera? Se la risposta è no, spiegaci quali elementi della realtà porti nella tua fantasia di scrittrice

Nina:  Diciamo che io mi pongo nei confronti dei miei libri come mi pongo nei confronti dell'horror: adoro spaventarmi; adoro avere paura; ma nella vita vera non vorrei trovarmi un mostro sotto il letto. E allora? Perché ho questo bisogno? Credo sia il motivo per cui nelle favole per bambini l'elemento "paura" è così necessario: ti permette di affrontare paure rimanendo al sicuro. Il lupo mangia Cappuccetto Rosso, ma "per finta"; io sono a casa mia, al sicuro. È catartico, è liberatorio. È il punto chiave della narrativa, credo. Poi potrei sbagliarmi. Potrei essere diseducativa. Questo non lo so perché, nonostante la cosa mi scocci non poco, non ho ancora scoperto il segreto dell'infallibilità... damn it. La cosa però che mi salta agli occhi è che le mie lettrici (quelle che mi contattano, almeno) sono tutte donne sicure, forti, "cazzute". E dunque, credo che per loro valga quello che vale per me: il bisogno di spaventarsi per ritrovarsi al sicuro, il bisogno di rimettere a posto le cose in una finzione per poter poi affrontare, con più sicurezza, la realtà.


Ringraziamo di cuore Nina per la sua disponibilità e gentilezza! Un grosso in bocca al lupo per la realizzazione di tutti i tuoi sogni e progetti futuri! Grazie Nina e a presto!

Lo staff



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1 commento:

  1. Per prima cosa ringrazio nuovamente Nina Pennacchi per la sua disponibilità e gentilezza.

    Di Lemonade ho amato l'inconfondibile stile di scrittura, l'ambientazione e le forte emozioni che mi ha suscitato. Emozionare il lettore, nel bene e nel male, è una dote rara e preziosa per uno scrittore. Nina Pennacchi ne è dotata. Abbondantemente.

    Ho vissuto il suo libro come se mi avessero strappato la pelle dalle ossa e le sensazioni mi piovessero addosso sulla carne viva. Ho sofferto. Ho provato quella sensazione di affascinato orrore con cui si osserva un incidente stradale: vorresti distogliere lo sguardo, ma non ci riesci. Avete presente?

    E ho odiato, odiato profondamente e con tutto il cuore Christopher. Quindi la risposta all'ultima domanda mi ha dato la chiave di lettura giusta, che fino ad oggi mi era mancata: Lemonade è una storia d'orrore! XD

    Ti lovvo Nina! Lovvo il tuo coraggio e la tua bravura, e continuerò a leggere i tuoi romanzi, anche se mi fanno male.

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