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giovedì 31 agosto 2017

Recensione Una sensuale ribellione di K.J. Charles (Serie Consorzio dei gentiluomini #2)

Titolo: Una sensuale ribellione
Titolo originale: A Seditious Affair
Autore: K.J. Charles
Serie: Consorzio di gentiluomini #2
Genere: Storico MM
Editore: Triskell Edizioni
Data uscita: 20 maggio 2016
Livello sensualità: Alto

Trama: Silas Mason non nutre illusioni riguardo a se stesso. Non è socievole e neanche attraente. Idealista aggressivo, libraio radicale e autore di libelli sediziosi vive per la rivoluzione… e per i mercoledì. Ogni settimana si incontra anonimamente con lo stesso uomo, nel quale Silas ha scoperto la giusta combinazione di affinità intellettuale e assoluta obbedienza alla sua dominazione sessuale. Ma senza che Silas lo sappia, il suo più caro amico è anche il suo peggior nemico, con il potere di farlo impiccare o risparmiargli la vita.
Funzionario del Governo leale e di nobili natali, Dominic Frey è lacerato dalla sua storia con Silas. Alla luce del giorno non riesce a comprendere il desiderio inebriante che settimana dopo settimana lo spinge a incontrare il radicale. In camera da letto, ogni altra considerazione svanisce. I loro bisogni collimano e i due uomini sono uniti dalla comprensione per le rispettive debolezze. Ma quando l’impegno politico di Silas gli fa guadagnare una condanna a morte, il desiderio si scontra col senso del dovere e Dominic si trova nella condizione di fare tutto ciò che è un suo potere per salvare l’uomo che gli ha rubato il cuore.

Recensione di Alexandria:
Una sensuale ribellione è il secondo capitolo della Saga regency del Consorzio dei gentiluomini della Charles e ha come protagonisti Silas Mason e Dominic Frey, che conosciamo già da Una raffinata trasgressione.

Silas Mason era il progressista radicale, libraio di facciata, promulgatore di libelli che incitavano alla rivoluzione nella realtà, che aveva cresciuto il giovane Harry Vane dopo la morte dei genitori, finché il ragazzo non era stato ripreso dalla sua prestigiosa famiglia aristocratica, entrando nelle grazie del potente cugino Richard Vane.
Dominic Frey, invece, era il miglior amico di Richard, uomo degli Affari interni, sostenitore del governo per professione e convinzione.
Questi due personaggi, come abbiamo visto, sono legati ai Vane in modo molto profondo: Silas al giovane Harry per cui nutre un affetto quasi filiale, Dominic a Richard, suo primo amante e amore rimpianto.

Per il primo terzo, il libro riprende le vicende di Una raffinata trasgressione, fermandosi dove questo finisce, cioè con il giovane Harry ormai sano e salvo dopo l’attentato organizzato contro di lui dal vecchio nonno.
Avevamo già intuito che sia Mason che Dominic hanno delle faccende segrete che tengono entrambi impegnati il mercoledì. Già da allora io così li avevo denominati, i Gentiluomini del Mercoledì. Avevo ovviamente capito che le questioni che li riguardavano in quello stesso giorno erano affari condivisi. E, ovviamente, non mi sbagliavo.

Gli amici di Richard Vane, i Riccardiani, costituivano una specie di “Consorzio” che ammetteva solo gentiluomini che condividevano certi gusti a livello “sentimentale”.
È risaputo, infatti, che due cose in questa società portano alla forca: la sedizione e la sodomia. Così i Riccardiani si erano creati una sorta di rifugio che il prestigio e il denaro di Richard Vane manteneva sempre protetto e sicuro: il Quex, un club per gentiluomini in cui Dominic incontrava Richard, Julius, Harry e gli altri, ma mai il mercoledì.

Perché in quel giorno, l’uomo tutto d’un pezzo degli Affari Interni si recava al Millay’s.
«Benvenuto, signore,» lo salutò Madama Zoe, facendoglisi immediatamente incontro con un fruscio di gonne. Millay’s aveva tre madame, ma Zoe, una bellissima donna di colore, era la sua preferita. Non era volgare, non scherzava e non accennava mai alla funzione della casa o al motivo per cui lui la frequentava. Il suo contegno serio e professionale gli ricordava terribilmente Shakespeare, il maggiordomo del Quex.
Qui il rispettabilissimo Dominic Frey veniva fatto spogliare, inginocchiare, implorare, costretto a obbedire, a subire e a provocare piacere solo per provare piacere lui stesso.
Consapevolmente.
E l’artefice di tutto questo disagio era solo uno: Silas Mason.

Per un anno, Dominic aveva incontrato al Millay’s un uomo che lo aveva dominato sia fisicamente che mentalmente, per un anno ci aveva scopato, parlato, discusso di letteratura e di politica, ma non sapeva nemmeno il suo nome.

Dal canto suo, Silas Mason era stato invitato ad assecondare i bisogni di quel gentiluomo senza chiedere chi fosse e senza chiedergli chi fosse, sapendo solo che quello che doveva sbattersi, usando una certa inventiva, era un Tory, uno di quelli che lui combatteva con tutte le proprie forze.
Era proprio la brutalità ciò che il Tory bramava, e se ti capitava l’occasione di poter sfogare la rabbia repressa da tutta una vita su uno di quei bastardi che ti costringevano a terra con un piede sulla gola, perché non approfittarne?
Per Dominc, all’inizio quell’uomo non è che qualcuno che ha la capacità di capire i suoi bisogni riuscendo a soddisfarli, e non aveva alcuna idea di come potesse farlo, considerato che l’amore della sua vita, Richard, non ci era mai riuscito. Di questo Dominic si assumeva ogni colpa.

Richard era stato il suo primo uomo, ma tra di loro era finita nel momento in cui Dominic gli aveva parlato di quei suoi bisogni immondi, che avevano portato il raccapriccio nel bel volto dell’amico, e avevano fatto sentire lui sporco e inadeguato.
L’uomo del mercoledì non lo faceva mai sentire in quel modo.
Non conoscevano i rispettivi nomi. Non si erano mai baciati. Eppure il tocco leggero di quelle dita assomigliava a quello di un amante.
Il Mercoledì era diventato per entrambi un’oasi di pace nella loro vita sempre uguale. Gli Affari interni e l’alta società per Dominic, la libreria e la lotta per la sopravvivenza quotidiana per Silas. Ed entrambi bramavano quegli istanti di intimità che la stanza al Millay’s concedeva loro.
Solo il Cielo sapeva come il loro rapporto fosse cresciuto da quel momento in poi. Come avessero fatto a stabilire tacitamente i bisogni del Tory, le cose che Silas non era disposto a concedere e come riuscisse a comprendere ciò l’uomo sotto di lui bramava senza che questi dovesse esprimerle a voce alta. Perché era quello il suo problema: Silas non se ne intendeva tanto, ma si era reso conto in fretta che non andava bene che il Tory dicesse cosa voleva, sempre ammesso che ne fosse in grado. Se lo avesse fatto sarebbe stato ancora il padrone, avrebbe dato gli ordini e governato dalla sua posizione in ginocchio. E non era ciò che lui desiderava, non era ciò che lo faceva stare bene.
Finché la famosa retata alla libreria Theobald non scopre tutte le carte in tavola. Che Silas fosse un radicale Dominic lo sapeva bene; che il Tory fosse un gentiluomo rispettoso delle leggi del suo governo Mason ne era consapevole. Ma Dom non aveva idea che Silas fosse anche Jack Cade, e il libraio ignorava che Mr Frey lavorasse per gli Affari interni.
Un bel pasticcio.

Tutti quei mercoledì sembravano a un tratto delle parentesi di felicità ormai da dimenticare. Le vite e le convinzioni di Silas e Dom sono incompatibili tra loro. E a nulla sembravano valere i momenti passati insieme a bere vino pregiato, a parlare di libri e di poesie, di William Blake (che Silas citava e Dom imparava ad apprezzare), a sentirsi vivi l’uno nelle braccia dell’altro.
Ma forse nessuno dei due era pronto a rinunciare a quel granello di felicità che, volenti o nolenti, erano riusciti a conquistarsi, al di là della misera condizione a cui erano costretti a vivere giorno dopo giorno, Dominic per certi versi, Silas per altri.
«Tu sei un sovversivo, io lavoro per gli Affari interni. La cosa giusta da fare sarebbe porre immediatamente fine a questa relazione illegale e immorale. Tu torni ai tuoi libelli sediziosi e io cerco di arrestarti.» Prese un respiro profondo. «O, in alternativa, mettiamo a rischio la tua libertà, la mia reputazione, e il collo di entrambi e ci vediamo qui il prossimo mercoledì.»
In ogni caso, i nostri due amici non avevano fatto i conti con il governo da una parte e coi sediziosi dall’altra.
Se nel precedente libro l’elemento storico era stato il Massacro di Peterloo, in questo l’attenzione della Charles si posta sull’approvazione dei Six Bills e sulla cospirazione di Cato Street.
George Edwards, personaggio del libro, risulta essere davvero un personaggio storico, così come Arthur Thistlewood, James Ings, Richard Tidd, John Thomas Brunt e William Davidson, gli amici reazionari di Silas.
Cosa succeda a Dominic e a Silas in seno a questa cospirazione ovviamente non lo dirò. Quello su cui mi soffermerò è quanto abbia apprezzato il modo in cui il loro rapporto sia stato costruito nel libro.

Dominic e Silas sono agli antipodi e tuttavia sono complementari. Il loro rapporto è maturo, non come quello che poteva esserci tra Julius e Harry, ed è anche reso più complicato dai particolari bisogni di Dominic.
Per gran parte della sua vita, Dominic ha pensato di essere sbagliato, di aver rovinato il suo rapporto con Richard, di essere lui la causa della sua infelicità.
«Mi sono sentito indegno di chiunque perché pensavo che ciò che era successo tra noi fosse colpa mia. Ma ora so che non è così. E se c’è voluto un rivoluzionario autodidatta per farmelo capire, devo concludere che le sue opinioni siano in qualche modo degne di stima. Perché ti dico una cosa, Richard Vane: Silas è stato nei miei confronti un uomo migliore di quanto lo sia mai stato tu.»
Per Silas, invece, Dominic aveva colmato quel vuoto che la sua condizione ogni giorno gli imponeva. E la cosa lo spaventava. Ma Dominic non gli aveva mai chiesto di essere diverso da quello che era e lo aveva convinto che ci fosse qualcuno al mondo in grado di capire le sue parole, pur non facendo parte della sua razza.
«Più hai e più hai da perdere. La tua razza ha tutti i vantaggi e noi nessuno, e quando non hai niente devi lottare per tutto.» La sua voce si abbassò fino a diventare un sussurro contro la sua pelle. «Tu mi hai appena dato tutto, quindi come faccio a continuare a lottare?»
Qualcosa era successo alle due persone più diverse che mai avrebbero potuto trovarsi nella stessa stanza, figuriamoci nello stesso letto: avevano lasciato che l’uno amasse l’altro.

Rispetto al primo capitolo del Consorzio, devo dire che quelle caratteristiche tipiche del Regency con tutte le sue atmosfere, i balli, gli impicci tra le famiglie aristocratiche, gli usi e i costumi dei nobili, sono meno presenti.
Julius, il dandy per eccellenza, che avevo molto amato in Una raffinata trasgressione, compare in tutta la sua pungente verve solo alla fine e il ruolo di Richard è funzionale per capire ciò che anima i comportamenti di Dominic.

Ma il libro risulta sempre ben scritto e mantiene uno stile molto fluido, mentre la sua forza sta proprio nell’approfondimento dei due personaggi principali. È stata una lettura decisamente interessante, resa ancora più piccante dalle scene bollenti tra i due protagonisti.
Sono molto curiosa, a questo punto, di conoscere l’ultima coppia della Saga, ovvero Richard e il suo valletto David.

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