Titolo: Non lasciarmi mai indietro
Autore: Emiliana De Vico
Serie: Anime in gioco #1
Editore: Autopubblicato
Data di pubblicazione: 1 dicembre 2015
Pagine: 218
Punto di vista: prima persona alternato
Livello di sensualità: medio-alto
Trama: Lorenza Garbi non è pronta per incontrare Davide Riva. Non ha la necessaria esperienza per comprendere un uomo complesso come lui. Non sa trovare il modo giusto per averne l’alleanza che tanto le serve per un progetto di lavoro. Non sa neanche spiegarsi perché la tratti con freddezza. Lorenza non è la donna giusta per avvicinarsi a lui. Sa irritarlo, portarlo al limite, e con un semplice sguardo riesce a insultarlo.
Davide Riva è un ex giocatore di basket, ex campione della nazionale italiana, ex uomo dal futuro brillante. L’incidente sportivo di cui è stato vittima gli ha tolto tutto, riuscendo a piegarlo. Il Davide Riva che Lorenza incontra è ormai un uomo sul punto di spezzarsi. Eppure sa blandirla, disorientarla, sconvolgerla ed è l’unico che può aiutarla.
Posso combattersi, ignorarsi, fuggire e lasciarsi indietro, ma potranno mai amarsi completamente due persone tanto diverse tra loro?
Recensione di Miss T.
Prima di scrivere questa recensione ho voluto prendermi un po’ di tempo per riflettere bene su un romanzo che ho letteralmente divorato in una notte, ma che al tempo stesso, tocca un argomento delicato e facilmente manipolabile per strappare lacrime e consensi.
Ho la pessima abitudine di leggere tanto e troppo velocemente, l’effetto di questo stile di lettura è che poi mi ritrovo quasi stordita dalla trama, un po’ come una persona che ha bevuto troppo vino tutto in una volta.
Mi è accaduto spesso di essere esaltata dal libro appena concluso e poi, dopo l’ebbrezza iniziale, percepirne le debolezze, notare passaggi che, sedimentando, lasciavano un retrogusto amaro.
Posso affermare con convinzione che continuo a trovare “Non lasciarmi mai indietro” un romanzo emozionante e che merita sicuramente di essere letto, nonostante alcuni aspetti non mi abbiano entusiasmata.
Tutto la storia è incentrata su due personaggi: Davide, un ex giocatore di basket che per un banale incidente si ritrova paralizzato dalla vita in giù e Lorenza, una giovane e inesperta assistente sociale. Personalmente credo che l’intero romanzo sia tenuto in piedi dalla forza, dalla sensualità e dalle mille sfaccettature del protagonista.
«Non rientra tra la categoria disabile, né in quella di normodotato. Forse dovrei semplicemente considerarlo un uomo», afferma a un certo punto Lorenza e noi lettori non possiamo che concordare con lei, perché Davide è Davide, un uomo dal fascino magnetico e dal carattere forte. Un uomo che in un qualunque altra situazione avrebbe avuto una schiera di ragazze ai suoi piedi e l’imbarazzo della scelta, ma lui la vita la percorre su due ruote e «(…)il piacere di toccare la sua pelle si scontra col fastidio di avere accarezzato la sedia a rotelle».
L’autrice ci racconta in modo estremamente onesto cosa si provi a essere un uomo a metà, perché per certi aspetti il protagonista è diviso in due parti. C’è il ragazzo testardo, bello, sicuro di sé, che ama lo sport e la correttezza, ma c’è anche il disabile, bloccato per sempre su una sedia a rotelle, una persona costretta, suo malgrado, a guardare il mondo dal basso dopo averlo dominato dall’alto.
«Ho voglia di una vita. Non l’avevo da tempo. Per essere onesto, non l’avevo dal giorno dell’incidente». Tocca le ruote della carrozzina stringendo forte la gomma chiara macchiata di sporco. «Questo è il mio futuro». Dà una pacca ai braccioli come uno scappellotto affettuoso. «Ma io non sono solo un telaio. Sono un uomo e voglio tutte le cose che gli uomini desiderano».
Non c’è finto pietismo, non c’è la voglia di far apparire bello ciò che non lo è: stare su una sedia a rotelle non è piacevole, ma è pur sempre qualcosa, sei comunque vivo e hai diritto come gli altri a desiderare di essere amato per ciò che sei, ruote o non ruote.
Ho davvero apprezzato il modo in cui la De Vico riesce a farci vedere il mondo da un punto di vista maschile, soprattutto dal punto di vista di un uomo che ha perso parte di ciò che lo rendeva “maschio”: la capacità di dominare il mondo e proteggere chi ama. Le paure di Davide come uomo, come amante e come compagno di vita mi hanno fatta capitolare e l’ho amato nonostante il suo carattere burbero e le mille sciocchezze che fa. Credo sia impossibile non venir soggiogate dal suo fascino, proprio come accade a Lorenza.
Mi è parso di capire che l’autrice sia un’assistente sociale, quindi aveva dalla sua l’esperienza per trattare temi delicati con cognizione di causa e senza scivolare nel patetico. Questa è stata sicuramente un’arma vincente, ma anche a mio parere un po’ il suo punto debole.
Lorenza è giovane e ha mille insicurezze che mi aspettavo venissero spiegate un po’ meglio. Credevo che la De Vico, così come era stata magistrale nel farmi capire ciò che sentiva Davide, lo fosse altrettanto nello spiegarmi il perché di certe paure di Lorenza. Questo invece a mio giudizio è mancato. Soprattutto ciò che mi è piaciuto di meno del romanzo è il netto contrasto che ho percepito tra alcuni momenti di pura poesia e il freddo tecnicismo degli incontri tra le tre assistenti sociali e il loro capo. Se lo scopo era introdurre dei personaggi, le cui storie saranno approfondite in futuri romanzi, non sono sicura che con me sia riuscita nel suo intento.
Ad eccezione di Davide e Lorenza, gli altri sono mere ombre, figure appena abbozzate e che non lasciano molto. Neppure il giovane Alessio, che è la causa scatenante dell’incontro tra i due protagonisti e che a suo modo dovrebbe avere un ruolo di una certa importanza nella storia, è approfondito a dovere.
Ecco, per me questo è stato un po’ un peccato, mi sarebbe piaciuto capire meglio come il mondo e gli amici che ruotano attorno ai due protagonisti li percepivano. Il lettore finisce con l’avere una visione bidimensionale: sappiamo ciò che pensa Davide di Lorenza e ciò che Lorenza pensa di Davide, ma gli altri, le colleghe di lei e i compagni di lui cosa pensano di questi due ragazzi? Della loro relazione altalenante? Davide non si sfoga praticamente mai con nessuno, invece Lorenza esce con una collega e vive qualche giorno dall’altra, eppure l’autrice non ce lo racconta in modo approfondito, liquida la cosa con poche battute.
Altro aspetto che non mi ha pienamente convinta è l’impaginazione. Lo so, posso sembrare una pignola, ma ho faticato spesso a capire se il testo riportato tra i trattini era una frase espressa dal personaggio oppure una considerazione dell’autore. Onestamente preferisco le doppie virgolette e mi piace quando, finita la battuta di un personaggio, si va a capo. Sono sottigliezze, sfumature, eppure la magia di un testo è data anche dalla sua capacità di non far riemergere il lettore dalla sua bolla fatata.
Anche il finale l’ho trovato un po’ affrettato, mi aspettavo un distacco più dolce, un atterraggio morbido e invece lo strappo è stato netto e mi ha lasciato un po’ interdetta.
Ad ogni modo il romanzo è molto bello, lo stile dell’autrice e la delicatezza della storia eclissano le piccole imperfezioni, coinvolgendo pienamente il lettore. Ci sono dei passaggi che mi hanno lasciata a bocca aperta per la loro poeticità e che mi hanno confermato che questa autrice sia assolutamente da tenere d’occhio perché ha talento da vendere e non può che migliorare.
Consigliatissimo.
Il mio giudizio è:
Recensione di Alice:
Questo libro mi era stato suggerimento da un'amica, ma ammetto che non ero convinta... Poi ho letto un estratto estremamente intrigante postato dall'autrice: poetico, emozionante, doloroso e sensuale. Ve lo riporto integralmente, così come l'ho letto, completo di immagine.
Il pregio incontestabile di questo libro è il realismo con il quale viene resa la disabilità e quello che comporta. Non si entra in scabrosi dettagli, non temete, ma allo stesso tempo la realtà non viene infiocchettata con un bel nastro rosa. Davide è un uomo bellissimo e affascinante, ma è paraplegico. Le prime reazioni di Lorenza sono così vere che mi hanno inizialmente disturbata. La disabilità di Davide la mette in imbarazzo, le fa paura, la inibisce. Il contatto con la sedia a rotelle la disgusta.
Anche il personaggio di Davide è incredibilmente umano: imperfetto, fallibile, insicuro, con le mani macchiate dallo sporco delle ruote della sedia a rotelle, i piedi che puntano all'infuori e le gambe che vanno per conto loro, un peso inutile e sgraziato. Per un uomo deve essere particolarmente terribile dubitare delle proprie capacità sessuali e lui si ritrova in questa terra di nessuno, che lo porta a comportarsi in modo stupido, ma ancora una volta umano, comprensibile. E' struggente il suo desiderio di essere amato per quello che è.
Ma... c'è un ma. Sono stata molto combattuta sul giudizio finale, perché se ho amato la storia, ho trovato lo stile dell'autrice troppo discontinuo. Se alcuni brani sono profondamente poetici, se alcune frasi sono di quelle da incorniciare e tenere sempre sotto mano per rileggerle ogni tanto, in altre parti sembra che si perda per la strada, sono poco curate, poco rifinite, mancano di fluidità. Soprattutto verso la fine ho trovato diversi refusi, come se l'autrice avesse avuto fretta di concludere la storia e non si fosse presa il tempo per mettere i puntini sulle i, per dare l'ultimo tocco che rendesse il romanzo davvero completo e armonico.
Il mio giudizio è stato pesantemente influenzato da questi dettagli che, a mente fredda, sono facilmente risolvibili. Rimane il piacere di aver coperto una valida autrice italiana che continuerò a seguire con interesse.
Consiglio il romanzo a chi cerca una storia vera, intensa, originale, con personaggi non stereotipati e che non si spaventa davanti al dolore della vita.
"Con naturalezza mi fa sedere sulle sue gambe. Così posso guardarlo, toccarlo, sentirlo vicino.Come avrete capito dalla trama e dal commento della mia bravissima collega (complimenti Miss T. e benvenuta nello staff!), la storia è di quelle difficili, dure, sofferte. E questo brano lo fa capire benissimo. E' un assaggio perfetto delle emozioni che il romanzo trasmette e fa provare al lettore.
– Puoi baciarmi come vuoi – ripete. Ma è lui che si avvicina. È lui che mi mette la lingua in bocca e naviga dentro il mio sistema nervoso, fino a ottenere una contrazione dei muscoli. Fino a che non ho le mani tra i suoi capelli e ne stringo le ciocche nei pugni. Gli faccio male. Perché lui mi fa male costringendomi ad aprire gli occhi, a provare cose che non vorrei. Non per lui. Lo mordo e spero davvero di farlo sanguinare come mi sento dilaniata io. Ma lui non fa che concedersi e prendere tutto quello che sono disposta a dargli, fosse anche dolore. Allora lo mordo ancora."
Il pregio incontestabile di questo libro è il realismo con il quale viene resa la disabilità e quello che comporta. Non si entra in scabrosi dettagli, non temete, ma allo stesso tempo la realtà non viene infiocchettata con un bel nastro rosa. Davide è un uomo bellissimo e affascinante, ma è paraplegico. Le prime reazioni di Lorenza sono così vere che mi hanno inizialmente disturbata. La disabilità di Davide la mette in imbarazzo, le fa paura, la inibisce. Il contatto con la sedia a rotelle la disgusta.
"La voglia di lui che fa a botte col rifiuto della carrozzella. Non posso negarlo: ho paura di desiderare un uomo con un handicap del genere."Crudele? Superficiale? Meschina? No, semplicemente umana, reale, vera. Mi sono identificata in lei, perché siamo brutalmente onesti: la disabilità fa paura.
Anche il personaggio di Davide è incredibilmente umano: imperfetto, fallibile, insicuro, con le mani macchiate dallo sporco delle ruote della sedia a rotelle, i piedi che puntano all'infuori e le gambe che vanno per conto loro, un peso inutile e sgraziato. Per un uomo deve essere particolarmente terribile dubitare delle proprie capacità sessuali e lui si ritrova in questa terra di nessuno, che lo porta a comportarsi in modo stupido, ma ancora una volta umano, comprensibile. E' struggente il suo desiderio di essere amato per quello che è.
"Dio, no, voglio che tocchi me. Che carezzi la parte del corpo che può sentirla, che osservi il mio respiro e lo beva. Non me ne frega nulla se ha ribrezzo per la parte sottostante, la solleverò tra le braccia e non permetterò che sfiori né telaio né le gambe, se non vuole. Taglierò tutto ciò che non può sopportare, ma che tocchi la mia anima. Lei sente e soffre."Questi passaggi mi hanno fatto amare "Non lasciarmi mai indietro" e mi hanno fatto intuire che quest'autrice ha un grande talento, ha la rara capacità di emozionare profondamente il lettore senza usare scorciatoie.
Ma... c'è un ma. Sono stata molto combattuta sul giudizio finale, perché se ho amato la storia, ho trovato lo stile dell'autrice troppo discontinuo. Se alcuni brani sono profondamente poetici, se alcune frasi sono di quelle da incorniciare e tenere sempre sotto mano per rileggerle ogni tanto, in altre parti sembra che si perda per la strada, sono poco curate, poco rifinite, mancano di fluidità. Soprattutto verso la fine ho trovato diversi refusi, come se l'autrice avesse avuto fretta di concludere la storia e non si fosse presa il tempo per mettere i puntini sulle i, per dare l'ultimo tocco che rendesse il romanzo davvero completo e armonico.
Il mio giudizio è stato pesantemente influenzato da questi dettagli che, a mente fredda, sono facilmente risolvibili. Rimane il piacere di aver coperto una valida autrice italiana che continuerò a seguire con interesse.
Consiglio il romanzo a chi cerca una storia vera, intensa, originale, con personaggi non stereotipati e che non si spaventa davanti al dolore della vita.
Il mio giudizio è:
Vi ringrazio per il punto di vista approfondito con cui avete letto il mio romanzo. Non posso che tenere conto delle debolezze che avete riscontrato nella storia e che, ora che me lo fate notare, avrei potuto risolvere a giovamento di tutta l'opera. Mi scuso per i refusi e corro con gomma e matita a raddrizzare ciò che è storto. Mille grazie ancora. Emi
RispondiEliminaI punti forti compensano ampiamente i punti deboli. Complimenti davvero.
RispondiEliminaE' da un po' che gironzolavo attorno a questo romanzo, sapevo che trattava un argomento delicato. Grazie per la recensione, ora ho un'idea più chiara e sarà una delle mie prossime letture.
RispondiEliminaPoi facci sapere cosa ne pensi Ophelie! E grazie. :)
RispondiEliminaL'ho finito ieri, mi è piaciuto il modo di approcciarsi alla storia e soprattutto farla nascere in un contesto così delicato e reale. Avrei voluto che certi pensieri e concetto fossero stati esplorati maggiormente e da brava "scassa" quale sono, ho letteralmente odiato i trattini al posto delle virgolette nei dialoghi. Ero costantemente preda dell'insicurezza, per la serie: "Lo hanno detto o lo hanno pensato?". A parte questo, un bel romanzo
RispondiEliminaCiao Ophelie! Sono contenta che sia piaciuto anche a te, nonostante qualche difettuccio. ^^
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