Titolo: Soffocami
Autore: Chiara Cilli
Editore: Self Publishing
Serie: Blood Bonds #1
Serie: Blood Bonds #1
Data di pubblicazione: 1 giugno 2015
Pagine: 409
Pagine: 409
Punto di vista: Prima persona alternata
Livello di sensualità: Alto
Trama: Avevo tutto ciò che ho sempre sognato.
Avevo lavorato sodo per arrivare dov'ero.
Violenza, soprusi e crudeltà mi avevano segnato per dieci anni.
Ero pronta a portare l'azienda di famiglia ai vertici del successo.
Ero pronto a saziare la mia vendetta contro chi aveva abusato di me per lungo tempo.
Poi mi hanno rapita.
Così ho preso la figlia di Nikolayev.
Ora devo sopravvivere a un uomo che mi consuma l'anima.
Non importa quanto lotterà, non ha scampo.
Non posso lasciare che mi soffochi con la sua presenza letale.
Perché la ucciderò.
Premetto che non sono una fan del genere Dark Romance, io sono per il rosa che più rosa non si può. Ma sono anche dell’idea che non si può dire che una cosa non ti piace se prima non l’hai assaggiata. E così ho fatto, visto che Chiara Cilli è stata così carina da mandarci il suo libro in anteprima.
Ammetto che l’introduzione è stata una sberla in faccia, un pugno nello stomaco e un calcio nelle palle (che non ho, licenza poetica). Incontriamo subito Henri e il suo terribile, terribile passato. Passato che ci viene mostrato con una scena totalmente degradante e assolutamente disgustosa. Ho quindi capito subito che non sarebbe stata una lettura facile. Superate le poche pagine introduttive, nel primo capitolo scopriamo che sono passati diversi anni e conosciamo Aleksandra, figlia ricca e viziata di un magnate americano di origini russe. La vediamo destreggiarsi elegante e bellissima ad un party in onore proprio del suddetto e adorato padre. Peccato che la sua serata prenda una piega inaspettata e pericolosa. Viene infatti narcotizzata, rapita e portata dall’altra parte dell’oceano, niente po’ po’ di meno che in Transilvania. Se si voleva scegliere un’ambientazione cupa che aumentasse la darkness del romanzo, cosa poteva esserci di meglio che la cara vecchia patria del Conte Dracula?
Aleksandra si trova così in un vecchio, umido ed enorme castello di proprietà dei fratelli Lamaze, che scoprirà essere nemici giurati di suo padre. Ma il vero nemico, la sua nemesi, è proprio Henri, che ha con Nikolayev, il padre di Aleksandra, un conto aperto molto, molto personale… Inizia così il calvario di Aleksandra, perché Henri non ha trovato modo migliore di vendicarsi del padre se non prendersela con l’innocente figlioletta. Ha quindi ideato il folle di piano di farle passare tutto quello che ha passato lui, di distruggerla un pezzo alla volta, di annientarla, di soffocarla, e infine… ucciderla.
Ovviamente il suo piano così perfettamente congegnato non aveva tenuto conto della personalità orgogliosa e forte di Aleksandra, che non ha nessuna intenzione di farsi piegare. A questo si aggiungono sentimenti e sensazioni che non aveva previsto, che lo distraggono, lo confondono…
Ce la farà Henri a portare a termine il proprio diabolico piano? Ovviamente lo lascio scoprire a voi.
Le mie avvertenze: è un romanzo che NON mi sento di consigliare alle anime candide, proprio per niente. Ci sono percosse, sesso violento e veri e propri stupri.
Personalmente non sono riuscita ad apprezzare Henri perché negli eroi "di carta" cerco qualità e caratteristiche che apprezzerei in un uomo "di carne" (cit. Mirya). Anche tralasciando quello che fa di lavoro (e proprio non ce l'ho fatta a tralasciarlo), all'inizio ho accettato il suo comportamento nei confronti di Aleksandra perché tutto sommato lei ne era attratta e quindi il loro rapporto, per quanto turbolento e violento, era tutto sommato consensuale. Ma alla fine, succede una cosa e quel poco che potevo aver apprezzato di lui va in cenere. Se al Trevis di Uno splendido disastro avevo consigliato un buon analista, Henri lo sbatterei direttamente in galera, e senza passare dal via.
In merito allo stile dell’autrice, mi sento di suggerire un editing più accurato. Alcuni aggettivi li ho trovato decisamente poco azzeccati (il primo che mi viene in mente è un “pizzetto aitante”), più qualche errore qua e là. Di sicuro il potenziale c’è, perché mi ha tenuto incollata fino alla fine, dovevo sapere come andava a finire. La tensione narrativa è ottima e questo è molto buono. Ma alcune scene sono ripetitive, i due passano metà del tempo a lanciarsi sguardi di fuoco e a fissarsi con diversi gradi di odio. Insomma, avrei variato un pochino di più il linguaggio.
Il mio suggerimento ricalca un vecchio detto “Il troppo stroppia”. La moda del momento è scioccare il lettore con immagini forti. Mi chiedo quanto ci sia di funzionale alla storia e quanto di messo lì al solo scopo di sconvolgere e scandalizzare. Penso che, a volte, gli estremi ricercati a tutti i costi possano risultare controproducenti. Ma ovviamente è la mia opinione.
Dare un voto è molto difficile, perché Chiara ha del talento, penso sia innegabile, ma i contenuti troppo forti per la mia sensibilità mi portano ad abbassare il giudizio complessivo.
Recensione di Claire:
Io amo il dark romance, è un genere che ti avvolge, ti stritola e non riesci a respirare fino a che il romanzo non termina e tutti, dai buoni ai cattivi, hanno ciò che si meritano. Che potrebbe non essere quel che desidera la lettrice, ma questa è un’altra storia. Stranamente, dato che adoro i cuori e fiori, non mi danno fastidio i contenuti dei dark romance, anzi, ho sviluppato una specie di curiosità morbosa verso libri di questo tipo.
Sapere che un’autrice italiana ha pubblicato un dark romance mi ha fatto esultare. Peccato che il mio entusiasmo sia durato il tempo del prologo.
Devo dire che la Cilli ha talento da vendere, possiede come si suol dire l’oro nelle mani. Ci vuole bravura per rendere reali scene aberranti, descrivere i sentimenti che si provano nel momento di massima violenza. Ma questa dote è rimasta circoscritta a pochi passaggi, che sono poi quelli più crudeli.
Quello che non mi è piaciuto, o mi è piaciuto di meno, è il contorno. Sorvolo su refusi, parole ripetute e i difetti tipici di un self. E’ un self e piccoli errori si perdonano. Ciò a cui mi riferisco sono alcune incongruenze che ho trovato nei personaggi principali e la dinamica che li ha portati a legarsi.
Henry. E’ un cane sciolto, un violentatore seriale, uno che la vita ha maltrattato talmente tanto da renderlo pericoloso per chiunque giri intorno alla sua orbita. E’ malato, gli abusi fisici e psicologici che ha subito sono troppo gravi per non averlo intaccato, eppure basta un’occhiata alla nostra protagonista per renderlo quasi inerme come un agnellino.
Aleksandra. Non ho capito quanti anni ha, e questa è una grossa carenza. Potrebbe avere vent'anni o forse trenta, non è ben chiaro, ma saperlo mi avrebbe aiutata a delinearla meglio. Si muove sicura e felina nell'azienda di famiglia, organizza party sontuosi, con la madre si divide i compiti per accaparrarsi nuovi clienti. E’ la figlia perfetta, che ha a cuore il futuro delle sue scuderie, che è nata e cresciuta nella bambagia. Improvvisamente viene drogata, rapita, portata dall'altra parte del mondo, rinchiusa in un tetro castello insieme ad altre donne bellissime che a suon di violenze diventeranno prostitute o killer professioniste. Aleksandra muore di paura? Nooooo. In barba a qualunque istinto di sopravvivenza e conservazione, dà addosso ai suoi rapitori, vorrebbe difendere le altre donne dalle violenza, menando fendenti a destra e a manca.
Ma non esiste, Aleksandra non è Rita Novak, cazzutissimo agente dell’FBI addestrato ad uccidere (per chi si chiedesse chi è Rita Novak, è la protagonista del dark romance firmato da Marita Hansen. Viene drogata, rapita, portata dall'altra parte del mondo, rinchiusa in una mega villa insieme ad altre donne bellissime che a suon di violenze diventeranno prostitute).
Aleksandra sente sin da subito un’empatia, un legame con Henry. Ora, parliamoci chiaro, mi posso anche innamorare del mio rapitore, si chiama Sindrome di Stoccolma, ma non avviene nel giro di un paio di occhiate, oltre tutto dopo aver appreso che il lavoro di questo Adone dagli occhi malefici è violentare le ragazzine.
Infine Aleksandra è contraddittoria. Quando si accorge che le altre donne gemono e godono con gli aguzzini che le tengono segregate si sente disgustata dal loro comportamento. Peccato che dieci minuti prima ha goduto anche lei. Con il suo rapitore.
L’ultima cosa che non ho proprio apprezzato, ma suppongo sia soggettiva, è l’aver svelato il motivo della vendetta di Henry nei confronti di Aleksandra. Perché dire sin da subito cosa c’è dietro il rapimento? Perché togliere la suspense? Non ce n’era bisogno, non dopo quel prologo da pugno nello stomaco. Mi viene il dubbio, e spero fortemente di sbagliarmi, che questa scelta sia dettata dalla necessità di giustificare le azioni violente e rivoltanti di Henry, di renderlo in qualche modo eroe da romance.
In conclusione, lo stile della Cilli così evocativo e pulito non basta a reggere un libro. Ci sono troppe incongruenze e lacune nella storia, per cui il mio giudizio è di tre stelline, dove la terza è data al talento dell’Autrice, sperando che presto o tardi scriverà qualcosa di davvero originale e maturo.
Il giudizio di Alice è:
Il giudizio di Claire è:
Grazie per le recensioni, ragazze =)
RispondiEliminaGrazie a te Chiara!:-)
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