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mercoledì 12 ottobre 2016

Recensione Silence di Natasha Preston
Serie Silence #1


Titolo: Silence
Titolo originale: Silence
Autrice: Natasha Preston
Serie: Silence #1
Editore: Newton Compton
Data pubblicazione: 1 giugno 2016
Genere: young adult
Punto di vista: prima persona alternata
Livello di sensualità: molto basso

Trama: Oakley Farrell è chiusa nel silenzio da undici anni. All’età di cinque ha smesso di parlare, e nessuno sa perché, anche se l'ipotesi più probabile è che abbia subito un trauma, dato che dal punto di vista fisico non sembra avere niente che non vada. Nonostante gli sforzi della sua famiglia per risolvere il problema, da allora Oakley comunica solo con piccoli gesti e se ne sta rinchiusa in un mondo tutto suo. A scuola viene esclusa e presa in giro dagli altri ragazzi. Ha un solo amico, Cole Benson, che la conosce fin da quando erano entrambi molto piccoli e le è rimasto sempre accanto, perché per lui Oakley è perfetta così com’è. Nel corso degli anni hanno costruito una loro personale versione dell’amicizia. Ma funzionerà ancora quando inizieranno ad avvicinarsi sempre di più?
E quando Oakley sarà costretta ad affrontare una persona che arriva dal suo passato, riuscirà ancora a mantenere il suo segreto?

Recensione di Alice:
Se ci seguite da un po', saprete che ho una predilezione per le storie in cui uno dei protagonisti soffre di qualche handicap, perché le trovo particolarmente emozionanti. Quando ho letto che in questo libro la protagonista non parlava, i paragoni nella mia testa sono partiti in automatico: Il tuo meraviglioso silenzio di Katja Millay (molto bello) e Archer's Voice di Mia Sheridan (bellissimo) sono due esempi di romanzo in cui uno dei protagonisti è muto, anche se il paragone è più azzeccato nel primo caso, in quanto il mutismo è di tipo volontario e ha origini psicologiche.

Purtroppo però, in questo romanzo, non ho trovato neanche l'ombra del coinvolgimento emotivo che mi hanno provocato gli altri due, il che è inaccettabile con il tipo di argomento che tratta. Quando si parla di un trauma così grave da provoca il mutismo in una bambina di sei anni, io devo stare male! Devo soffrire come un cane! Ma soprattutto, mi devo emozionare! L'inizio sembrava anche promettente, tanto che, quando ho letto la prima pagina e ho trovato questa frase, già mi sfregavo le mani per l'attesa di quello che pensavo mi aspettasse.
Il silenzio ha logorato tutta la mia vita. Ha cancellato cose che non sarei mai riuscita a esprimere. Dal mio silenzio dipendeva la felicità della mia famiglia. Il silenzio era la mia prigione.
La figura di Oakley prometteva benissimo e il rapporto speciale che ha con l'amico Cole ancora di più. Cole è il suo amico del cuore, si conoscono da sempre e sono vicini di casa. È l'unico che non le fa pressioni perché parli, le sta vicino senza farla sentire anormale e la difende dai bulli che la torturano a scuola, si capiscono al volo con un solo sguardo e passano insieme un sacco di tempo. Insomma, una sorta di Dawson Creek ma con una Joey Potter silenziosa. (E con questa uscita, probabilmente vi ho svelato la mia età!)

Come vi immaginerete, il rapporto tra i due a un certo punto inizia a virare bruscamente dall'amicizia verso qualcosa di molto più fisico. A questo punto la mia attesa era ai massimi livelli. La parabola della curiosità era nel punto più alto. Oakley ha un segreto grande quanto lo stato del Texas e non è possibile tenere all'oscuro Cole per sempre. 
«Parlare ti fa paura?»
"Paura" era un eufemismo. Ero terrorizzata. Essere muta era più semplice: nessuno poteva indurmi a parlare, quindi nessuno mi avrebbe fatto dire la verità. Ero intrappolata dentro di me, ma tutti erano più al sicuro.
Ero già pronta ad allacciarmi la cintura di sicurezza e lanciarmi nel vuoto insieme ai protagonisti. Peccato che la montagna russa di emozioni che mi aspettavo, si sia rivelato il bruco mela della fiera di paese. Non che il segreto di Oakley sia una bazzecola, anzi, è terribile! Il problema è proprio questo! Avrei dovuto sentirmi morire quando lo rivela e invece sono rimasta praticamente impassibile. L'autrice non mi ha comunicato nulla. Secondo me non ha avuto il coraggio di osare ed è rimasta ai margini di una voragine oscura che andava a tutti i costi esplorata, il tormento di Oakley doveva essere esposto come un cadavere marcescente e far inorridire il lettore. Invece no, la Preston lo tiene quasi nascosto, come se si vergognasse, lo rivela di corsa, come se non vedesse l'ora di togliersi il sassolino dalla scarpa per andare avanti. Un'occasione mancata che toglie valore a tutto il romanzo. Un gran peccato, lasciatemelo dire. 

A questo si aggiungono un finale che ha del surreale e una traduzione non particolarmente brillante, ma sorvoliamo... Per concludere, lo consiglio? Beh, non lo sconsiglio, perché non si può dire che sia brutto, ma si può trovare certamente di meglio!

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