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mercoledì 27 aprile 2016

Recensione La battaglia dei pugnali di Marie Lu
(Serie The Young Elites #1)


Titolo: La battaglia dei pugnali
Titolo originale: The Young Elites
Autrice: Marie Lu
Serie: The Young Elites #1
Editore: Newton Compton
Data di pubblicazione: 14 Aprile 2016
Pagine: 352
Punto di vista: Prima persona alternata a terza
Livello sensualità: Basso

Trama: Adelina Amouteru è una sopravvissuta. Dieci anni fa il suo Paese è stato colpito da un’epidemia. Sono morti quasi tutti, e i pochi bambini rimasti in vita sono stati marchiati per sempre dalla malattia. I bei capelli corvini di Adelina sono diventati color argento, le sue ciglia bianche, e l’occhio sinistro è sostituito da una brutta cicatrice. Il suo crudele padre la considera un’appestata, una maledizione per la casata degli Amouteru. Ma i sopravvissuti hanno acquisito anche straordinari poteri magici, per questo la popolazione li chiama “Giovane Elite”.
Teren Santoro è al servizio del re, dirige l’Inquisizione: il suo compito è scovare i sopravvissuti della Giovane Elite e annientarli. Lui li considera malvagi, eppure è lo stesso Teren a nascondere grandi ombre nel suo cuore.
Enzo Valenciano fa parte della Compagnia della Spada, un gruppo segreto all’interno della Giovane Elite, nato con il compito di combattere l’Inquisizione. Ma quando incontrerà Adelina, scoprirà che la ragazza possiede poteri che mai nessuno ha avuto prima e cercherà di convincerla a combattere al suo fianco.

Recensione di Alexandria:
Marie Lu, autrice della saga di Legend, è indubbiamente una delle mie autrici preferite. Ho letto La battaglia dei pugnali (The Young Elites) in lingua originale non appena uscito perché non vedevo l’ora di tuffarmi in un’altra saga di questa magnifica scrittrice di distopici e non stavo più nella pelle quando ho saputo che il libro sarebbe arrivato in Italia edito dalla Newton Compton.
Iniziando questo libro non sapevo cosa aspettarmi, dato che Legend è una delle saghe che amo di più. Ebbene, ho presto capito che  La battaglia dei pugnali non ha niente a che fare con la saga che l’ha preceduto.

Il racconto è ambientato in una terra chiamata Kenettra, intorno al 1300. In questa terra vi sono tre lune che splendono in cielo, un regime monarchico e una società che per usi e costumi somiglia alla California nel periodo del dominio spagnolo. Anche i nomi richiamano quell'ambiente e quell’epoca storica: Adelina, Violetta, Enzo, Raffaele. Una febbre di sangue sconvolge la prosperità di questa terra. La malattia è mortale e chi riesce a sopravvivere riporta dei marchi che testimoniano il terribile morbo.

Adelina e sua sorella Violetta sono sopravvissute al morbo ma, mentre Violetta, una bella ragazza bruna dal colorito olivastro molto somigliante alla sorella, non ha presentato alcun marchio, Adelina esce sfregiata dalla malattia. I medici per salvarla le hanno dovuto cavare un occhio. Inoltre, la febbre di sangue le ha lasciato il marchio dei capelli argentei. Adelina è diventata una malfetto (nella traduzione italiana “creatura imperfetta”), un abominio, un essere immondo.

I malfetto non sono ben visti, anzi direi che sono proprio perseguitati. Adelina cresce con un padre che la disprezza e che la considera una vergogna. Vive all'ombra della sorellina che, invece, è la cocca di papà. Ma quando questi decide di sbarazzarsi di lei per farla diventare l'amante di un suo compare di traffici, Adelina si ribella e scappa.
Nella fuga, qualcosa va storto. Il padre la riacciuffa ma questo scatena qualcosa in lei. A un tratto la ragazza fa apparire dal nulla dei mostri spaventosi, delle illusioni che provocano la morte del padre. Adelina scappa ma è tutto inutile: gli Inquisitori sono sulle sue tracce. Adelina verrà catturata e portata al rogo. Ed è qui che fa la sua apparizione la Compagnia dei Pugnali, i membri della quale hanno nomi in codice, come Messaggero, Mietitore, Magiano, L’Alchimista, tutti Young Elites, malfetto con straordinari poteri, proprio come Adelina. 
Il Mietitore salva Adelina, la quale entrerà a far parte anche lei della Compagnia di pugnali. Qui mi fermo a raccontare la trama perché è molto complicata ed è peggio di una spy story.

Mi preme invece dire che, al di là della storia, la forza di questo libro sono i personaggi e la loro caratterizzazione. In primo luogo Adelina, con il suo animo nero e passionale.  Raffaele, il Messaggero, aveva messo in guardia il Mietitore, il Principe Enzo, che l'oscurità dentro di lei era troppo forte. Il potere di Adelina trae forza dalla paura e dall'odio, e lei ne è piena. Adelina non è la solita protagonista buona. Vorrebbe esserlo, ma non lo è. Non lo è per niente.

Il principe Enzo è un affascinante principe malfetto che ha il fuoco dentro e fuori di sé. Sì, anche fuori perché il fuoco è il suo potere. Il suo marchio è costituito dai capelli color del sangue e dalle mani piene di cicatrici ancora aperte dovute alle fiamme che è capace di sprigionare. Si innamora di Adelina ma ha paura di amare. Amare significa aver paura di perdere chi si ama, e Enzo ha già perso Dafne. Così Adelina non riesce a capire se Enzo in lei veda solo le somiglianze fisiche con la ragazza che un tempo amava ma ora non c'è più. Alla fine, Adelina riuscirà ad avere la sua risposta.

Raffaele per me è il personaggio più bello in assoluto. Non solo fisicamente ma proprio come caratterizzazione. È un consorte della Corte Fortunata. In pratica è una prostituta di classe. Ha ciocche di capelli verde smeraldo e due occhi di colore diverso che incantano per la loro bellezza.
Sue sono alcune delle citazioni più belle del libro:
«Nessuno mi ha detto che questo posto era un… bordello», dico. «Una corte di piacere», specifica Raffaele. «I bordelli sono per i poveri e i privi di gusto». «Una corte di piacere», ripeto meccanicamente. «I nostri clienti vengono da noi per la musica e la conversazione, la bellezza, le risate e l’umorismo. Cenano e bevono con noi. Dimenticano le loro preoccupazioni». Sorride con contegno. «Talvolta fuori dalla camera da letto. Talvolta al suo interno». Gli rivolgo di sottecchi uno sguardo circospetto. «Spero di non dover diventare un’accompagnatrice per unirmi alla Compagnia del Pugnale. Senza alcuna intenzione di offendervi, naturalmente», aggiungo precipitosamente. Il sorriso gentile di Raffaele è già una risposta. Come qualunque altra cosa in lui, la sua risata è molto raffinata, incantevole quanto le campane in estate, un suono che mi colma il cuore di luce. «Dove dormite non è ciò che siete. Non siete maggiorenne, mi Adelinetta. Nessuno alla Corte Fortunata vi obbligherà a servire clienti, a meno che, naturalmente, questo lavoro non vi interessi».
Il potere di Raffaele è quello di sentire le persone, tirare i fili dei loro sentimenti a suo piacimento. È di una bellezza così sconvolgente che tutti si innamorano di lui. Ma qualcuno no, e forse il fatto che questo qualcuno abbia rischiato la sua vita per Adelina, alla fine lo ha reso un traditore dei sentimenti. Che abbia ingannato emotivamente Adelina è fuori discussione ma, in fin dei conti, il lettore sa che si è mantenuto coerente coi suoi sentimenti iniziali. Lo aveva detto a Enzo che era meglio sbarazzarsi di lei. Ma Enzo, ahimè, non l'ha ascoltato.

L 'ultimo personaggio di cui parlo è Teren, il capo Inquisitore e, sorpresa sorpresa, malfetto fino al midollo. Contrariamente alla sua natura, lui vuole vedere tutti i malfetto morti, perché solo così potrà riscattare l'abominio che lui stesso rappresenta agli occhi degli dei e salvare se stesso. A mio avviso, ciò che muove Teren è l’amore incondizionato nei confronti della regina, sorella di Enzo, con la quale ha manovrato contro il principe, privandolo del trono, nutrendo il suo odio verso di lui e i malfetto giorno dopo giorno.

Di particolare pregio narrativo l’uso caratteristico dei PoV: il libro, infatti,  è scritto alternando il PoV in prima persona di Adelina e, all'occorrenza, la terza persona per gli altri personaggi. Questo ha permesso di capire meglio certe dinamiche che solo col PoV di Adelina non avremmo afferrato. Altra cosa che mi ha colpito sono state le citazioni a inizio capitoli di passi di opere e di autori immaginari della Terra di Kenettra, come se quel mondo fosse davvero reale, tanto da avere una propria letteratura.

La battaglia dei pugnali è un libro fantastico, ricco di emozioni e colpi di scena. È un libro che non ti aspetti, perché non pensi di ritrovarti dei protagonisti marchiati e imperfetti che mantengono questa imperfezione senza sembrare gli eroi di turno pieni di bontà e altruismo. È un fantasy ma è molto di più. La fine poi... beh, Marie Lu è davvero una scrittrice perfida e sadica. Se avete il cuore tenero, fornitevi di fazzoletti in quantità industriale.

Finisco citando un giuramento che, ci scommetto l'ultimo fazzoletto che mi è rimasto, sarà la trama del continuo di The Young Elites, The Rose Society.
Mi impegno con la Compagnia della Rosa fino alla fine dei miei giorni, a usare i miei occhi per vedere tutto ciò che accade, la mia lingua per attrarre gli altri al mio fianco, le mie orecchie per udire ogni segreto, le mie mani per schiacciare i miei nemici. Farò ogni cosa in mio potere per distruggere tutti quelli che intralceranno il mio cammino.
Sono stanca di perdere. Sono stufa di venire usata, ferita e gettata da parte. E' il mio turno di usare. Il mio turno di fare del male. Il mio turno.
Quattro stelle e mezza

3 commenti:

  1. Ho preso l'ebook e sono super curiosa di leggerlo!

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  2. A mio parere la traduzione ha un po' rovinato l'atmosfera del libro, soprattutto per il tipico linguaggio spagnoleggiante di Raffaele che, ad esempio, è solito chiamare Adelina "Mi Adelinetta" e non "Mia" come è stato tradotto nel libro e che si è perso. Inoltre, l'aver tradotto la parola "malfetto", che è comunque usata dall'autrice così come è, con l'espressione "creature imperfette" mi ha un po' indisposto. E' come se avessero tradotto Parabatai della Clare con "compagni di battaglia".
    Tuttavia, sono contenta che The Young Elites sia arrivato in Italia, quindi piango con un occhio.

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