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mercoledì 5 aprile 2017

Recensione Golden Son di Pierce Brown (Red Rising #2)


Titolo: Golden Son – Il segreto di Darrow
Autore: Pierce Brown
Serie: Red Rising #2
Editore: Mondadori
Genere: Sci-Fi, Distopico
Data uscita: 14 febbraio 2017
Narrazione: Prima persona
Livello sensualità: Basso.

Trama: In Golden Son la guerra nello spazio si intreccia con gli intrighi del potere, la lotta del singolo con la narrazione corale, il linguaggio crudo dell'azione con quello psicologicamente raffinato dei dialoghi. Il complesso mondo dei colori legato alle classi sociali e alle loro lacerazioni - dai sovrani (Oro) e dagli innovatori (Argento), fino agli schiavi sessuali (Rosa) e agli operai obbligati ai lavori disumani (Rossi) - è la grande invenzione di Pierce Brown, un meccanismo di micidiale attualità. Leggere per credere. Golden Son ci trascina in un'avventura di cui è impossibile immaginare lo sviluppo. L'ascesa di Darrow nel mondo degli Oro, i suoi nemici, è difficile, incerta, pericolosa. Così la crudeltà di Nerone au Augustus, l'insincerità di Roque, il desiderio di vendetta di Cassio, i misteri che circondano la Sovrana, l'imprendibilità di Ares rendono unica questa storia. Un mondo dove basta una parola sbagliata, una mossa falsa, una decisione presa in ritardo per avere dolore, morte o vita e riscatto.

Recensione di Alexandria:
Recensire lo stramaledetto secondo libro di Pierce Brown non è stata cosa facile e fidatevi se sono io a dirvelo. E' un distopico duro, di quelli che tengono incollati alle pagine e tolgono il fiato, fanno tremare e sospirare e poi di nuovo tremare.
Se siete giunti fin qui, avete sicuramente letto Red Rising, quindi sapete che cosa avete passato.
Ciò che non sapete è cosa vi aspetta, e non sarò nemmeno io a dirvelo.
Non dirò nulla su ciò che succede pagina dopo pagina, non parlerò della trama, anche perché è così ricca di avvenimenti e colpi di scena che sarebbe davvero impossibile farne una sinossi, per giunta senza poter fare inevitabili spoiler.

Dunque, ciò che mi limiterò a fare è parlare dei personaggi che mi hanno colpito di più, tracciandone la figura e il loro rapporto con Darrow.

Abbiamo lasciato Darrow dopo la conquista dell’Olimpo nelle grazie di Nerone au Augustus, tra le braccia di Virginia, Mustang, sua figlia, con Adrio, lo Sciacallo, umiliato.
Adesso lo ritroviamo al comando di un’astronave, impegnato in una guerra virtuale contro gli altri studenti dell’Accademia in cui è stato mandato da Augustus, per recargli onore e guadagnarsi la flotta.
Lo vediamo circondato dai suoi fedelissimi, alcune vecchie conoscenze, altre nuove: Tactus, Roque, Victra, e antichi nemici, i Bellona, Karnus e Cassio.
Non c’è traccia di Sevro e degli altri Ululanti e nemmeno di Mustang, almeno all’inizio, ma faranno presto la loro comparsa e allora tutti i giocatori saranno in campo.

Nerone Au Augustus,
Arcigovernatore di Marte, capo di Casa Augustus, padre di Virginia e Adrio.
Che dire di lui? Da Red Rising non si è di certo fatto più simpatico. Ha creduto nella stella di Darrow, ma quando questa sembra brillare meno non si fa problemi a seguire i consigli di Plinio, il suo politico, una serpe, anzi no, un verme, capace solo di strisciare, e a mettere da parte il Mietitore.
Gli uomini gemono mentre muoiono. Si aggrappano alla vita anche quando non c’è speranza. Lui non lo farà. La morte non è più grande del suo orgoglio.Per tanti aspetti, gli Oro sono proprio come i Rossi. I SubInferi vanno incontro alla morte per le loro famiglie, per l’orgoglio dei loro clan. Non piagnucolano quando le miniere gli crollano addosso o quando le vipere delle fosse sbucano dall’ombra. Muoiono, i loro amici li piangono e spazzano via i corpi. Ma noi abbiamo la Valle da aspettare. Gli Oro cos’hanno? Quando periscono, la loro carne avvizzisce, il loro nome e le loro gesta aleggiano finché è il tempo a spazzarli via. È tutto.
Ecco come Darrow considera  Augustus: un uomo il cui orgoglio è più forte della paura della morte. Un uomo che fa della forza del suo status l’unica cosa per cui valga la pena vivere: essere un Augustus, onorato e venerato. Non essere degni di quel nome significa non poter stare nelle sue grazie, sia che si tratti di Darrow, sia che si tratti di Adrio o della stessa Virginia.
Augustus si guarda le mani, rigirandosi l’anello. Si fa esitante. «Posso fidarmi di te?»«In che senso?»Gli sfugge una risata sprezzante. «Molti avrebbero detto di sì senza pensarci.»«Molti sono bugiardi.»«Posso affidarti un potere indipendente dal mio?» Si gratta languidamente il mento. «A quel punto molti abbandonano i loro signori. Gli occhi si colmano di bramosia. I Romani l’hanno imparato a più riprese. Ecco perché non permettevano ai loro generali di varcare il Rubicone con gli eserciti senza l’approvazione del Senato. I condottieri cominciano presto a comprendere la forza di cui dispongono. E che quella forza non dura per sempre. Va adoperata in fretta, prima che gli eserciti smettano di seguirli. Ma le decisioni affrettate possono rovinare gli imperi. A mio figlio un simile potere non deve mai essere concesso.»«Ha i suoi affari.»«Quel tipo di potere è lento. Scaltro da parte sua, seppure indegno del mio nome. Un potere lento può triturare un nemico inattivo. Ma un potere rapido, che ti fa andare dove vuoi, fare quello che vuoi con la stessa precisione di un martello su un chiodo, quello è il potere che taglia le teste e si impadronisce delle corone. Posso affidarti un simile potere?»
Virginia au Augustus.
Mustang, figlia di Nerone, gemella di Adrio.
Pensavo di trovare Virginia al fianco di Darrow, invece mi sbagliavo. Darrow l’ha delusa, scegliendo il padre e l’Accademia, e non lei. Ma, ovviamente, Virginia non può sapere che Darrow ha uno scopo molto più grande che seguire gli ideali che lei credeva di condividere con lui.
«Quel che accadde con mio fratello all’Istituto… Consegnarlo a te mi ha messo contro tutto ciò che ero stata educata a fare. Ma pensavo che tu» fa un gran respiro, che trema sul finire, «fossi una persona che si era guadagnata la mia fedeltà. E pensavo che in quel momento fosse molto più importante offrirla a te che a Adrio, che non ha alzato mai un dito in mia difesa. Sapevo che era la cosa giusta, ma voleva dire ripudiare mio padre, e tutto ciò che mi aveva insegnato. Hai la minima idea di che cosa significhi, questo? Lui ha spezzato intere famiglie come altri spezzano rametti di un albero. Detiene un potere inimmaginabile. Ma è molto più di così. Egli è l’uomo che mi ha insegnato a cavalcare, a leggere poesia e non solo storia militare. L’uomo che è stato al mio fianco, lasciando che mi alzassi con le mie sole forze quando cadevo. L’uomo che non è riuscito a guardarmi per tre anni, dopo che mia madre era morta. Questo è l’uomo che ho ripudiato per te. No» si corregge, «non per te. Per una vita diversa, per qualcosa di più. Più dell’orgoglio.«All’Istituto, tu e io decidemmo di infrangere le regole, di essere umani in un luogo d’orrore. Perciò fondammo un esercito di amici fedeli invece che di schiavi. Scegliemmo di essere migliori. E poi tu sputasti in faccia a tutto questo, andandotene per diventare uno degli assassini di mio padre.»
Però Virginia non è stupida e quello che c’è stato tra lei e Darrow viene messo in secondo piano per ciò che a lei preme di più: proteggere la sua famiglia dalla nuova minaccia, Ottavia au Lune, Sovrana della Società.
Darrow spesso la paragona a Eo, lei che profumava di ruggine e terra, mentre Virginia è fuoco e foglie autunnali.
Come Eo ebbe un ruolo nella rivolta di Darrow in Red Rising, anche Virginia ne ha uno fondamentale in Golden Son: gli ha impedito di diventare un mostro, un vendicatore asettico del suo popolo contro gli aguzzini Oro. Virginia lo ha tenuto ancorato alla sua umanità, dimostrandogli che anche negli Oro c’era bontà e gentilezza.

Adrio au Augustus, lo Sciacallo, figlio di Nerone, gemello di Virginia.
Considerato un pappamolle e buono a nulla dal padre, malvisto da Virginia che non si fida di lui, Adrio è un personaggio subdolo e viscido ma davvero interessante.
Dire che ha una doppia faccia è riduttivo. Ne avrà come minimo dieci e tutte di bronzo, altro che oro!
Fidarsi di lui è come consegnare la propria vita a un baro.
«Plinio deve sparire. Ma tu e io non dobbiamo farci vedere in giro insieme fino ad allora, perché non sappia che la minaccia contro di lui è un fronte unico. Meglio che sottovaluti le nostre risorse individuali.»«E così i Telemanus continueranno a parlarmi» dico.«Vero. Mi vogliono morto.»«Com’è giusto che sia.»«Non gli serbo rancore per questo. È solo un maledetto inconveniente.»
Victra au Julii, lanciera di Casa Augustus, sorella di Antonia.
L’altra prima donna di Golden Son.
Victra è più grande di Darrow. E’ una donna molto intelligente e sensuale che, a detta di Virginia, ci prova con tutti. In realtà ci prova molto con Darrow, ma lui non la nota nemmeno (sì, è particolarmente tonto su questo fronte!)
Fedelissima agli Augustus e a Darrow, diventa una delle figure più importanti per il Mietitore.
«Ami le donne, ma non ti diverti con noi.» Schiude appena le labbra e il sorriso le piega gli angoli della bocca. Non riesco a impedire ai miei occhi di percorrere i contorni slanciati del collo, la forza nelle spalle snelle, il sollevarsi del seno. Mi fissa con occhi di fuoco. «E invece c’è molto con cui divertirsi. Sai quanto è soffice la mia pelle?»Tossisco una risata. «Ti stai burlando di me.»«Come sempre.»Victra è una manipolatrice. È il suo modo di essere. Ma, per un istante, è stata vulnerabile. E averlo visto… averlo visto ha cambiato tutto. Ho ucciso la tensione sessuale nel modo migliore che conosco.«Buona notte, sorella» le dico, e la bacio sulla fronte.
Sevro au Barca, Goblin, capo degli Ululanti, figlio di Fitchner.
Ok, parliamo di Sevro e dei suo unicorni depravati. 
«Sei pronto laggiù, Goblin?» chiedo a Sevro via radio.«Cacatne ursus in silvis?»Un orso non caga forse nei boschi? La nave vira e trema. Le sirene ululano ancora.«In latino, adesso?»«Audentes fortuna iuvat» ridacchia Sevro.«La fortuna aiuta gli audaci? Meriti di morire se sarà davvero l’ultima cosa che dici in questa vita.»«Ah sì? Be’, puoi succhiarmi il…»
Lo amo, amo così tanto questo personaggio che posso definirlo sicuramente il mio preferito in assoluto, più di Darrow stesso.
Irriverente, sboccato, spiritoso, fedele, è il migliore amico di Darrow, la sua ombra, come lo definisce lui stesso. Senza di lui Golden Son non sarebbe Golden Son. 
«Mi sbagliavo sulla guerra» dice.«Non posso farcela senza di te.» E dopo un momento disperato: «Sei con me? Sevro?».Si tira indietro e si pulisce il muco dal naso, sporcandosi il viso. Le lacrime rigano il fango mentre alza gli occhi verso di me, la voce spezzata di un bambino. «Sempre, Darrow. Sempre.»
Roque au Fabii, lanciere di Casa Augustus.
Uno dei migliori amici di Darrow, da sempre amante della poesia, di animo gentile e profondamente legato a lui.
Nel corso del libro il loro legame subirà molti colpi, tanto che Roque dirà a Darrow queste parole:
«Le amicizie si saldano in minuti, si spezzano in momenti, si riparano negli anni».
Non dico altro, a parte che mi aspettavo il suo comportamento.

Ragnar Volarus, Maculato Ossidiana al servizio del Mietitore.
Quando Ragnar fa la sua comparsa, un Ossidiana grosso come un armadio a otto ante, una coda di capelli bianca alla base della nuca, denti gialli e il corpo pieno di tatuaggi, si presenta a Darrow così:
«Andromedus figlio-del-dio, io sono Ragnar Volarus, Maculato primogenito di mia madre, Alia BiancaPiuma dei Picchi delle Valchirie, a nord di Dorso del Drago, a sud di Città Caduta, dove volano gli Orrori, fratello di Sefi la Silenziosa, spezzatore di Tanos che difendeva le acque, e ti offro queste macchie.»
Ho pensato “Ok, questo è messo peggio di Daenerys Targaryen” e ci ho riso sopra. Ma Ragnar non fa ridere. Per niente.
Ragnar è un personaggio fondamentale per diversi motivi: sia per il suo ruolo nel contesto narrativo, essendo un Ossidiana dotato di enorme forza, grazie alla quale molte situazioni disperate hanno trovato una felice soluzione, sia per quello che rappresenta come appartenente a un colore che nella rivoluzione può fare la differenza.
Ragnar e il suo popolo sono stati abituati a vedere gli Oro come divinità. A loro non è concesso altro che essere schiavi degli Oro. Non hanno facoltà di volere. Ragnar non sa nemmeno cosa significhi la parola “voglio”.
Essere un Ossidiana vuol dire conoscere la miseria più nera. Essere un Maculato vuol dire essere quella miseria. Orientare la propria esistenza in un’unica direzione: servire i propri dei, gli Oro, persone come me, se sono fortunati.
Ma gli Ossidiana non sono schiavi, così come non lo sono i Rossi. Gli Oro non sono i loro dei, sono uomini, esattamente come loro. E questo è Darrow, un Oro, che glielo dimostra.
«Abbiamo lo stesso Colore» gli dico. Non capisce, perciò mi taglio un dito. Verso sangue rosso e lo uso per sporcare i Sigilli Neri sulle mani che indicano il suo Colore. Poi prendo il suo sangue e marchio il sigillo Oro sul dorso delle mie.
In questo gesto si colloca l’intero senso del libro, di tutta la storia: Darrow è un uomo e ha lo stesso sangue di Ragnar che è un uomo.

Non importa di che colore siano, di che razza siano, di quali origini abbiano, di quale status sociale godano. Sono uomini e il loro rapporto non deve essere basato sulla differenza ma sulla fiducia.

Tutti i colori sono uguali.

Non dirò di leggere assolutamente Golden Son, non posso consigliarlo perché questo stramaledetto libro non è per tutti, quindi chi vuole leggerlo deve essere consapevole di cosa l’aspetta.

Leggerà di disperazione, di amicizie tradite, di cuori infranti, di teste mozzate e arti amputati, di onore e di gloria, di serpi e di sciacalli, di forza e dolore, disperazione e speranza.
Se siete pronti a tutto questo, allora Hic sunt Leones.

Cinque stelle

14 commenti:

  1. Che bella recensione! Hai descritto benissimo i personaggi (anche visivamente), come sai AMO SEVRO, amo i tuoi unicorni, ehm i suoi unicorni, e amo tutto il libro; seguire i tuoi aggiornamenti durante la lettura è stato quasi come rileggerlo una seconda volta! E hai ragione, non è per tutti. Ma per noi... è l'amore! <3
    (Ricordiamoci sempre che senza di LUI non ci saremmo mai conosciute u_u)

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    1. È vero! Pierce ci ha trovate e ci ha legate! Amiamo quel tamarro disagiato e tutti i suoi personaggi! Voglio un Sevro da coccolare! Del tipo che mi sveglio la mattina e lui mi saluta con tutta la sua dolcezza e delicatezza. L'amore!

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  2. Non vedo l'ora di recuperare anche questo secondo capitolo!

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  3. Io l'ho amato questo secondo capitolo, l'ho amato addirittura più del precedente - e diciamoci la verità, non solo Golden Son, l'intera serie non sarebbe quella che è senza Servro. ADOROH.
    E niente, ho amato anche Ragnar e Victra e fondamentalmente amo tutto di questo libro.
    Questa recensione è splendida, a confronto la mia non ci arriva neanche vicina. xD

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    1. Sai come capita tra Nerd o tra Otaku che amano lo stesso disagio? Sono amici anche se non sanno niente l'uno dell'altro. Tu hai appena guadagnato un'amica! Sevro e quel disagiato di Pierce con gli unicorni ci uniscono! Arigato gozaimasu <3

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  4. Si, mi spiegate però perché cercando dentro al primo libro il termine "stramaledett*" ho trovato SEDICI pagine di risultati??? (Ed è anche così che ho trovato questa pagina).
    Significa una cosa tipo 50 (cinquanta) volte l'uso del termine "stramaledetto", "stramaledetta", "stramaledetti" in tutto il libro!!!! E che diamine... Io sono solo al capitolo 8 di Red Rising, mi sta anche piacendo, ma sta continua ripetizione del termine lo fa sembrare così... artificioso, così dilettantesco! Fosse un termine di uso comune nella nostra lingua, ma no... e sentirlo ripetere così spesso stona tantissimo!

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  5. Stramaledetto è una parola che userebbero solo i Rossi, una sorta di riconoscimento linguistico caratterizzante una stretta comunità, quella dei Rossi appunto. È un termine identificativo che li distingue dagli Oro che non userebbero mai quella parola e che in bocca a una persona la porrebbe immediatamente in uno stato sociale evidente. Stramaledetto identifica un Rosso e un Oro lo saprebbe. I Rossi hanno ben poco a cui attaccarsi: la lingua e le loro tradizioni sono due di queste poche cose. Se consideri l'uso di stramaledetto da questo punto di vista, magari il tuo fastidio trova una spiegazione plausibile.

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    1. Uhmmm... no, non lo trova! Cioé, grazie per la spiegazione e sicuramente all'interno del romanzo adesso si che si capisce il senso. Il fastidio però rimane perché - da una parte - non ha senso caratterizzare le particolarità del linguaggio di un gruppo "etnico", per così dire, con l'utilizzo di UNA SOLA parola... dall'altro "stramaledetto" nel nostro linguaggio è terribilmente... come posso dire... antico!!!
      Probabilmente in lingua originale la parola era fucking (fottuto), e non hanno tradotto "stramaledetto" visto il pubblico al quale è principalmente destinato... però in quel caso... pessima scelta! Insomma, alla fine rimane una cosa parecchio fastidiosa e fuori posto!
      Però grazie per la spiegazione, almeno adesso ne capisco il senso!

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    2. Ehm, no. Stramaledetto è la traduzione usata per bloodydamn. Ho il libro in inglese. Direi che è una traduzione che rende il senso, meglio di fottuto a mio parere. Trovo buona in generale l'intera traduzione del libro, come anche la scelta di tradurre helldiver con subinfero. Il libro è uno Sci-Fi su base distopica, direi che è rivolto a un pubblico mediamente giovane, ma comunque amante del genere e del distopico duro. Io non sono giovane ma amo il genere e ho apprezzato sia il linguaggio che le scelte lessicali della traduzione. Ma è il mio parete, forse troppo antico.

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  6. Sono d'accordo con te, "stramaledettissimo" è ottimo per "bloodydamn". Quindi la colpa della scelta di fargli usare un linguaggio "duro" che in realtà è una robetta edulcorata (e quindi per nulla appropriata ad un popolo di minatori - più rozzi degli Oro che "non userebbero mai quella parola") direi che ricade interamente sull'autore! ;)
    Come dicevo, se vuoi caratterizzarli, e per di più come un popolo diverso dai perfettini Oro non usi bloodydamn che è il tipico poffarbacco dei lord inglesi. Imho, ovviamente.
    Anche io amo il genere, anche io sono antico e non mi sta dispiacendo il libro (sono arrivato solo al punto in cui Darrow viene recuperato dai figli di Ares e scopre la superficie), anche se non mi piace molto la scelta di scrivere in prima persona e soprattutto al presente (eeeewwww!!!), però son gusti! Avrei preferito la stessa storia ma scritta in terza persona, ma tant'è. :) Per ora mi sta tutto sommato piacendo, ma direi che su goodreads gli assegnerei 3 stelline, buono ma non entusiasmante. :)
    Grazie per lo scambio di opinioni e per la spiegazione!!

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    1. Oh, sono lieta dello scambio di opinioni. Ti dico però la mia: amo i distopici più di ogni altro genere e li apprezzo di più se sono in prima persona e al presente. Ci sguazzo proprio, mi ci perdo senza esitazione. Perché a me piacciono così, duri, meglio se PoV maschili, in prima persona e al presente. Ovvio che abbia dato 5 stelle a Red Rising (che tra l'altro non è il libro su cui stiamo commentando, perché questo è il secondo). Non sono nella testa di Pierce Brown per sapere cosa lo abbia spinto a usare questo termine e nemmeno lo conosco, purtroppo, così da poterglielo chiedere, ma se mai da Blogger potrò farlo, glielo chiederò e ti darò risposta. A presto.

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  7. Ma certo, son gusti (a me la prima persona non piace proprio come stile, indipendentemente dal genere), ma soprattutto non intendevo criticare le tue 5 stelle (nemmeno mi ero reso conto che gliene avessi date 5...): era semplicemente per indicarti quanto mi stesse piacendo! :)

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    1. Ma certo che no. Era una discussione civile sulle nostre opinioni che ho apprezzato molto. Se leggo un distopico lo preferisco su base Battle Royale, quindi adrenalinico e a tratti splatter, con un buon intreccio politico,e quindi in prima persona (meglio ancora se multipov) e al presente, come Red Rising, Hunger Games, Legend, Endgame.
      Stramaledetto a parte, sono contenta che ti stia piacendo.
      Fammi sapere quando lo finisci.

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