Titolo: Città di Cenere
Titolo originale: City of Ashes
Autrice: Cassandra Clare
Serie: The Mortal Instruments #2
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 22 giugno 2010
Pagine: 532
Punto di vista: terza persona alternato
Livello di sensualità: basso
Trama: Clary vorrebbe che qualcuno le restituisse la sua vecchia, normalissima vita. Ma cosa può esserci di normale quando tua madre è in un coma indotto con la magia e tu sei una Shadowhunter, una cacciatrice di demoni? Valentine: l'unica speranza che Clary ha per salvare la madre. Un uomo pericoloso, probabilmente pazzo, sicuramente spietato, che, tra l'altro, è suo padre. Jace: è il fratello che Clary non sapeva di avere. Bellissimo, magnetico ed esasperante, è disposto a tradire tutto ciò in cui crede, pur di aiutare il padre...
E mentre a New York si moltiplicano gli omicidi, nella Città di Ossa scompare la Spada dell'Anima. Il sospetto è che dietro i delitti ci sia Valentine. E Clary si trova costretta a scelte che mai avrebbe voluto compiere...
Questo secondo romanzo della serie sugli Strumenti Mortali mi ha presa ancora più del primo, che già, chi ha letto la mia precedente recensione lo saprà, mi aveva comunque attirata con potenza dentro il mondo creato dalla Clare. Dopo il colpo di scena finale di Città di Ossa, che ha visto Jace e Clary scoprirsi fratello e sorella, la storia in Città di Cenere si arroventa ed entra decisamente nel vivo. Certo, chi si aspettasse di trovare una preponderanza abbondante di momenti "Clace" nel romanzo, resterebbe sicuramente deluso: l'attrazione incestuosa tra i due, condita da momenti di tensione emotiva e sessuale, è centrale ma non predominante.
Jace è chiamato a gestire parecchi problemi personali, mentre Clary, dalla sua, impiega il proprio PoV districandosi tra i consueti atteggiamenti infantili e contraddittori: vorrei ma non posso; ridatemi indietro la mia mamma e fingiamo che tutto questo non stia capitando a me. Jace io ti amo, e odio il non poterti amare. Non vorrei mai ferirti, ma al contempo penso che vada bene sbatterti in faccia, appena qualche settimana dopo aver manifestato i miei sentimenti per te, il fatto che per passare il tempo e non disperarmi troppo, mi limono occasionalmente il mio amico d'infanzia, che vorrei tanto fosse mio fratello al posto tuo, ma dato che non lo è, che è belloccio e si è dichiarato innamorato di me, allora perché non approfittarne un pochino? Jace io voglio aiutarti, ma tutto quello che sta capitando a Simon è colpa tua; anzi: tutto quello che capita nel mondo è colpa tua. Persino il fatto che non ho tette e sono alta un metro e due centimetri è colpa tua. Scusami ma anche se ti amo, devo aiutare Simon. Ci si vede. Puoi cavartela da solo. Hey, sono una Cacciatrice che riesce a fare cose che gli altri Nephilim non sanno fare: fico!
...Insomma, credo appaia APPENA APPENA chiaro come io continui a non avere una grande simpatia per Clary: una ragazza, una contraddizione vivente. Siamo lontani dall'immagine di una protagonista forte e decisa, nella quale sia facile immedesimarsi, con la quale venga quasi spontaneo soffrire e gioire...ma ripeto: la pazienza è la virtù dei forti. Anche lei, prima o poi, si evolverà e prenderà il volo come il Brucaliffo di "Alice nel Paese delle Meraviglie", quando da bruco diventa farfalla.
Parlavo dei problemi di Jace. Il biondino ex Wayland, neo Morgernstern, continua a essere senza possibilità di paragone il mio personaggio preferito. Nove volte su dieci quando era protagonista della scena ho trascorso la lettura con un ideale schermo a led dentro il cervello, su cui scorreva ripetutamente la frase "quanto sei figo!", e occhi metaforicamente a cuoricino, tipo quelli di Sailor Moon nei cartoni al momento in cui vede Milord, oppure lo pensa.
Questo è il romanzo della serie in cui il tema simbolico dominante è quello del Soggiorno all'Inferno, e Jace si troverà davvero in mezzo al proprio inferno personale. Il ragazzo ne vede di tutti i colori: cacciato dalla madre adottiva e dall'Istituto, isolato dagli affetti, sospettato di essere una spia di Valentine e indagato dall'Inquisitrice Herondale con metodi spietati, ai limiti della legalità (e di ogni definizione di "umanità"), tenta di tenersi in piedi, di aggrapparsi ai sentimenti per Clary, che però nei momenti di maggiore bisogno lo lascia completamente solo, di appoggiarsi all'unica figura paterna positiva che potrebbe sostenerlo, cioè Luke, il quale però si rivela utile quanto lo sarebbe la carta igienica se usata per ripararsi la testa dalla pioggia durante un temporale.
E in tutto questo, al di là di ogni tentazione al lato oscuro, che in più di un'occasione gli viene offerta da Valentine in persona, Jace mantiene sempre saldi i suoi principi. La consapevolezza della strada più giusta da prendere per lui, in qualche modo non vacilla mai. E lo si ama, non solo per quanto sia sexy in scene come quella al bar Hunter's Moon, o perché, diciamocelo, arrivate alla parte della visita alla Corte Seelie, chiunque abbia le ovaie non può non fantasticare su quanto debba davvero baciare da Dio, ma anche per la luce che lui porta dentro e che è talmente forte da illuminare qualunque zona d'ombra, per quanto estesa.
Questo è il romanzo della serie in cui il tema simbolico dominante è quello del Soggiorno all'Inferno, e Jace si troverà davvero in mezzo al proprio inferno personale. Il ragazzo ne vede di tutti i colori: cacciato dalla madre adottiva e dall'Istituto, isolato dagli affetti, sospettato di essere una spia di Valentine e indagato dall'Inquisitrice Herondale con metodi spietati, ai limiti della legalità (e di ogni definizione di "umanità"), tenta di tenersi in piedi, di aggrapparsi ai sentimenti per Clary, che però nei momenti di maggiore bisogno lo lascia completamente solo, di appoggiarsi all'unica figura paterna positiva che potrebbe sostenerlo, cioè Luke, il quale però si rivela utile quanto lo sarebbe la carta igienica se usata per ripararsi la testa dalla pioggia durante un temporale.
E in tutto questo, al di là di ogni tentazione al lato oscuro, che in più di un'occasione gli viene offerta da Valentine in persona, Jace mantiene sempre saldi i suoi principi. La consapevolezza della strada più giusta da prendere per lui, in qualche modo non vacilla mai. E lo si ama, non solo per quanto sia sexy in scene come quella al bar Hunter's Moon, o perché, diciamocelo, arrivate alla parte della visita alla Corte Seelie, chiunque abbia le ovaie non può non fantasticare su quanto debba davvero baciare da Dio, ma anche per la luce che lui porta dentro e che è talmente forte da illuminare qualunque zona d'ombra, per quanto estesa.
Dunque, l'immagine di Jace data dalla quarta di copertina c'entra quanto i cavoli a merenda: anche se una sinossi non dovrebbe togliere al lettore il piacere di scoprire da solo cosa accade nel romanzo, allo stesso modo non dovrebbe fuorviarlo sulla natura del contenuto: Jace sarebbe disposto a cosa?! Tradire tutto ciò in cui crede, pur di aiutare Valentine?! Ma in quale parte, esattamente, si troverebbe questo dettaglio? Boh. Certe cose mi scombussolano sempre.
Simon è il personaggio che, nello sviluppo graduale della storia, diventa sempre più centrale. Nella prima metà del libro a me non è piaciuto: ha poco del mondano coraggioso che si era intravisto in "Città di Ossa", e appare quasi completamente concentrato sull'affermare e mantenere il proprio status acquisito (acquisito di prepotenza aggiungerei, senza nemmeno consultarsi con la diretta interessata) di "ragazzo di Clary". Nel fare ciò, Simon inizia a soffocare la ragazza, con continue pressioni affinché ella reprima la sua reale natura di Cacciatrice, e ovviamente cercando, senza mai riuscirci completamente, di tenerla lontana da Jace. Fin qui, mio caro Simon, mi sei risultato lagnoso, petulante, antipatico anche nelle insistite battute da nerd, spesso utilizzate a sproposito. Però, arrivati a metà libro, a Simon succede qualcosa che lo cambia. Certo, comunque, cambia l'evidenza di lui, anche se non la sostanza...non posso aggiungere altro, perché davvero vale la pena di leggerlo e di farsi arrivare il cuore in gola per il colpo di scena com'è successo a me. Ma dal momento in cui si verifica questo evento, Simon acquisisce sex appeal (è tangibile, veramente, e la Clare c'è riuscita modificando essenzialmente pochissimo nella fisicità e nel carattere del personaggio), e maturità da vendere, anche nella gestione del rapporto con Clary. In chiusura di romanzo compie una scelta per la quale io personalmente avrei voluto abbracciarlo...una scelta che evidenzia in modo impietoso la differenza di livello tra lo spessore emotivo e mentale del suo personaggio e quello del personaggio Clary, ancora persistentemente incoerente.
In "Città di Cenere" assistiamo poi anche all'introduzione di alcuni nuovi personaggi. Prima fra tutti, sicuramente va citata Maia. La giovane licantropa del branco di Luke, al cui punto di vista vengono affidati alcuni brevi spezzoni, è comunque una figura che ancora mi sento di definire senza infamia e senza lode. Forse, tra tutti gli attori inseriti dalla Clare nella scena, è l'unica a cui davvero applicherei l'etichetta da "comprimaria". Si, attraverso i suoi pensieri veniamo a conoscenza della sua storia e del suo passato, a denotare che la Clare voglia darle un ruolo più ampio nel futuro a venire, ma per adesso sta lì soprattutto con lo scopo di far riflettere Simon sulla propria vita sentimentale (la deprimente insoddisfazione della sua vita sentimentale), e in tutta onestà nella mia percezione non è finora un personaggio di quelli in grado di fare la differenza.
L'Inquisitrice Herondale ha invece un ruolo apparentemente per nulla positivo, ma la differenza la fa eccome, e in qualche modo la sua personalità risulta parecchio interessante per il lettore: se inizialmente a me ha fatto ricordare moltissimo la Umbridge di Harry Potter, in un secondo momento ho scoperto di non poter essere più in errore; Imogen va tenuta d'occhio, perché la sua presenza nel romanzo rappresenta al tempo stesso un indizio fornitoci dalla Clare, uno dei tanti, e una delle chiavi di snodo della trama, anche sul lungo periodo.
La Regina dei Seelie, e in generale la scena alla Corte, come dicevo è quella che, insieme alla "cosa di Simon", e alla scena con Jace nelle prigioni della Città Silente, ho trovato meglio descritte. Mentre leggevo era una tachicardia continua; si percepisce che qualcosa sta incombendo sui personaggi e sul lettore, qualcosa di grosso, di importante. E' infatti attraverso le parole della Regina, figura affascinante, doppiogiochista, perfida, che apprendiamo delle "particolarità" di Jace e Clary rispetto agli altri Cacciatori...allo stesso tempo, però, non apprendiamo abbastanza da sciogliere il nodo della questione. Anzi. Se possibile dopo si va ancor più in sofferenza. Roba che io mi sono mangiata tutte le unghie. La Regina Seelie è di quei personaggi che si temono per la loro crudeltà, ma una cosa è certa: non passa inosservata.
Altri personaggi, già introdotti nel primo libro, vengono fuori con maggiore decisione: un esempio è Magnus, le cui battute si fanno sempre più divertenti, i sentimenti verso un Nephilim in particolare sempre più evidenti, il ruolo sempre più decisivo.
Altri personaggi, già introdotti nel primo libro, vengono fuori con maggiore decisione: un esempio è Magnus, le cui battute si fanno sempre più divertenti, i sentimenti verso un Nephilim in particolare sempre più evidenti, il ruolo sempre più decisivo.
L'epilogo vede l'incontro di Clary con una Cacciatrice che potrebbe avere un peso determinante nell'evolversi della storia, e si resta sospesi così, su una frase che ti spinge a prendere immediatamente il prossimo volume della saga, "Città di Vetro", e iniziarlo senza esitare un secondo: la voglia di sapere è troppa, e la Clare ti mette lì apposta quei colpi di scena sospesi, come se ti lasciasse sull'orlo di un burrone che vuoi assolutamente esplorare; così che puoi solo ringraziare l'Angelo Raziel del fatto che il libro successivo sia già stato pubblicato, e tuffarti a pesce nel precipizio della lettura.
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