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martedì 5 aprile 2016

Recensione Il cammeo di ossidiana di Virginia De Winter


Titolo: Il cammeo di ossidiana
Titolo self: Oscure gioie. Bijoux de Deuil
Autrice: Virginia De Winter
Serie: singolo
Editore: HarperCollins Italia
Data di pubblicazione: 29 febbraio 2016
Pagine: 245
Punto di vista: terza persona
Livello di sensualità: basso

Trama: Londra, fine 1800 - Raven Armitage non si dà pace per la morte improvvisa dell'amata sorella Elizabeth ed è disposto a tutto pur di venire a capo del mistero che l'avvolge, dunque anche a carpire i segreti di Sebastian Fane, l'uomo che avrebbe dovuto sposarla, oltre che il più affascinante libertino del ton dopo Dorian Gray. Il loro primo incontro, sul selciato umido di una strada di Mayfair, non sembra nascere sotto i migliori auspici, e neppure quelli successivi, che culminano in un duello tra i brumosi prati di Battersea. Miracolosamente usciti quasi indenni dallo scontro, Raven e Sebastian capiscono che il destino ha legato le loro esistenze. Scoprono così la passione dopo la violenza, il tocco caldo sulla pelle dopo il gelo della voce, i segreti celati dietro un battito di ciglia e la dolcezza di un sorriso fatto per sedurre. Ma il tempo dell'amore dovrà aspettare perché le ricerche sull'inspiegabile morte di Elizabeth, che ruota intorno a un elegante cammeo di ossidiana, fa compiere loro un pericoloso viaggio nelle più oscure perversioni dell'animo umano... 

Recensione: 
Non mi capita spesso di rileggere un romanzo. Ma con Virginia De Winter tutto è possibile, perché lei è Lady V. e io la lovvo dal profondo del mio cuoricino da fan-stalker-adoratrice. (Se non le avete lette, qui trovate due interviste a Virginia: una mia e una di Mira.) Avevo letto Il cammeo di ossidiana poco dopo la sua uscita come self-publishing, quando si chiamava ancora Oscure gioie (qui la recensione), era costellato di piccoli refusi ma non per questo meno adorabile. Ma ora, tutto bello corretto, lindo e pinto, è la perfezione e io l'ho amato quasi come la prima volta. Quasi perché questo romanzo è anche un giallo e quando sai già come va a finire è naturale che si perda un po' di pathos. Ma solo il pensiero di perdermi qualche scena inedita mi faceva schiattare dalla curiosità, finché non mi sono arresa e me lo sono riletto tutto d'un fiato.

La storia parte con una scena cupa, inquietante e anche piuttosto macabra, in un cimitero della Londra vittoriana di Dorian Gray. Sin dalle prime pagine capiamo di avere tra le mani un mistero da risolte, avvolto dal sovrannaturale. Forse. 
Avete presente il film di Sherlock Holmes? Quello del 2009 con Robert Downey Jr. e Jude Law? Ecco, l'atmosfera è quella e pure i protagonisti sono da sturbo come i due attori. (Sì, lo so, sono molto professionale.) 

Raven Armitage ha diciotto anni, ha i capelli scurissimi, un corpo alto e flessuoso, da spadaccino (cosa che in effetti è) e ha mani da pianista (cosa che in effetti è) e un'aria misteriosa (a buona ragione). E' comparso dal nulla, sotto la protezione di uno dei nobili più influenti del ton, è gentile, educato, con un tono di voce dolce e vellutato, ma una spina dorsale più resistente dell'acciaio e una forza agile e potente nascosta in quelle membra eleganti. 
"I suoi silenzi erano insondabili, la sua gentilezza una maschera impenetrabile.
Se fosse stata ira l'avrebbe compresa con più facilità, pensò Sebastian. Provare a capire Raven significava annaspare nel buio, cercare un appiglio qualsiasi, rasentando muri che non conosceva, col vuoto all'improvviso dietro ogni angolo. I suoi sorrisi erano una trappola nella quale era semplice cadere, non avevano fondo ed era impossibile comprendere quali pensieri nascondessero."
Una sera, in circostanze a dir poco singolari, incontrerà Sebastian Fane, Conte di Darlinghtone; dal primo momento capisce che quell'incontro cambierà la sua vita, se in meglio o in peggio, non gli è dato sapere. 
Sebastian ha vent'anni, è ancora più alto di Raven, con capelli biondi e occhi verdi di ghiaccio, come gelido è il suo carattere. Duro, inflessibile, sarcastico, disincantato, ostentatamente indifferente per qualsiasi cosa o essere al di fuori della propria persona. 
"Dissoluto, pensò, un donnaiolo, e chissà che altro.
Allontanato da Eton, si diceva. [...]
Mostro dagli occhi verdi.
Dietro di lui cuori in rovina e una fidanzata suicida.
Moralmente, un assassino.
Vent'anni di puro inferno."
Basterebbero due personaggi così per reggere l'intera storia: metteteli in una stanza a guardarsi negli occhi e con la loro personalità totalizzante cattureranno l'attenzione del lettore. Ma l'autrice ci vizia con una trama che appare semplice e lineare all'inizio, ma che poi si intreccia come nella migliore tradizione cinematografica, in un crescendo di colpi di scena e rivelazioni che, per quanto intuibili, rendono la lettura avvincente. A questo aggiungiamo dei dialoghi ironici in pieno stile english, così divertenti da ritrovarmi spesso a ridacchiare come una deficiente. Le mie spalle preferite sono Colin e Tiffany. Provare per credere.
Colin: "Vai al ricevimento degli Stapleton questa sera?"
Sebastian: "Preferisco andare a teatro, potrei anche rischiare di vedere qualcosa di autentico."
Tiffany: "Mi hanno avvertita di stare alla larga dai libertini, dai dissoluti e dal Conte di Darlinghton"
Sebastian: "Temo di rientrare in tutte le categorie che avete appena citato. In particolare nell'ultima."
Lo stile di scrittura è quello tipico della De Winter: ricco, quasi opulento, poetico, dipinge con le sue parole un quadro impressionista dai colori intensi e avvolgenti, ti ubriaca di sensazioni ed emozioni.
La sensualità non è sfacciata o esplicita, è sottesa, ma forte come una corrente sotterranea. Basta qualche sguardo e qualche bacio per alzare la temperatura dei gelidi salotti inglesi a livelli tropicali.
Per concludere, una lettura che consiglio di tutto cuore a chi non si spaventa davanti a uno stile complesso e arzigogolato, a chi ama i romanzi cupi in cui si respira un'aria di mistero e di sovrannaturale, a chi riesce a leggere tra le righe la passione, perché troverà uno degli amori più devastanti della letteratura italiana.

2 commenti:

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