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venerdì 20 marzo 2015

Recensione doppia Di Carne e di Carta di Mirya


Titolo: Di Carne e di Carta
Autrice: Mirya
Casa Editrice: Autopubblicato
Data pubblicazione: 15 Giugno 2014
Serie: Singolo
Ambientazione: Italia, Ferrara
Personaggi: Chiara e Leonardo
Punto di vista: Terza persona

Trama: 
Chiara vive di carta. Insegna, studia e legge di tutto. Sui libri e coi libri è cresciuta, i libri sono stati la sua famiglia e i suoi migliori amici e dai libri ha appreso l’amore: l’amore per le pagine ma anche per gli uomini che in quelle pagine vivono. 
Leonardo entra nella sua vita per seguirla nel Dottorato di ricerca, ed è un uomo concentrato sulla realtà di carne: per lui il distacco dalle parole scritte è vitale e non accetta l’approccio passionale di Chiara. Ma è stato davvero un caso, a portarlo da lei, o c’è una trama anche dietro al loro incontro?
Tra un canto di Dante e una canzone degli ABBA si combatte la guerra tra la carne e la carta, una guerra che non ha vincitori né perdenti e che forse non ha nemmeno schieramenti.
"Agli uomini, ad amare, lo insegnano le donne."



Recensione di Claire:

Quando sono arrivata all’ultima pagina ho pensato “questo è il libro perfetto”, però poi mi sono detta che come non esiste l’uomo perfetto, il giorno perfetto e la vacanza perfetta, anche i libri devono avere i loro difetti, per cui mi sono concentrata e ho trovato quelli di questo libro: un uso eccessivo di esso/essa/essi (a me non piacciono) e le citazioni degli ABBA, perché non conosco l’inglese, o comunque lo conosco a livello scolastico (inservibile). Per il resto è perfetto. Da dove comincio? Temo che mi perderò per strada una cinquantina di concetti e aspetti del libro che mi sono piaciuti o che vorrei evidenziare. Speriamo di ricordarli tutti.

I protagonisti del romanzo sono tre: Leonardo, Chiara e la letteratura, non necessariamente in quest’ordine.
Leonardo: al primo sguardo è il tipico bastardo doc, arrogante, sicuro di sé, mozzafiato, ed un assistente sì, ma uno con un curriculum così lungo ed eccellente da mettere in imbarazzo persino il rettore.

Chiara: una ragazza normale, in cui tutte potremmo identificarci, carina quanto basta, intelligente, generosa come amica , brillante e, soprattutto, è la professoressa di italiano che tutti avremmo voluto avere, una che non conosce solamente la materia, ma che la ama e la fa amare.

LA letteratura: presente forse più dei protagonisti “umani”, è il mezzo con cui Mirya ci spiega il concetto di carta e di carne, ma non solo. Tramite la letteratura e le citazioni dei più grandi autori nostrani (Dante, Leopardi, Pascoli, come pure Montale e Baricco, tanto per citarne alcuni), si dipana una storia d’amore che è di formazione, il percorso di un uomo e una donna con punti di vista diametralmente opposti che cercano e trovano un PUNTO di incontro. E tramite la letteratura l’autrice ci mostra le varie tappe che portano i due a scoprirsi e, FORSE, ad amarsi.

Non è una storia di azioni, nel senso che non ci sono grandi eventi tipo che so, incontrarsi, tradirsi, perdonarsi, rivedersi, non ci sono le schermaglie amorose amate/odiate dai lettori di romance, non ci sono grandi ostacoli da superare per coronare il grande amore, c’è un cammino da percorrere, insieme, ma anche da soli, per crescere insieme, ma anche da soli.

Il concetto di carta e di carne, il concetto più essenziale direi, quello in cui tutte le lettrici di romance si sono scontrate prima o poi (più prima che poi, si spera) è il nocciolo della questione. A me è capitato dai quattordici anni, l’età più o meno in cui ho iniziato a leggere romance, ed è terminata a diciannove quando ho conosciuto mio marito, l’uomo di carne che NON incarna l’uomo di carta. Ed è dolcissimo e ironico leggere le frustrazioni di una donna, anche due se consideriamo Alessandra, l’amica di Chiara, che ha paragonato per una vita gli uomini di carne con quelli rassicuranti e prevedibili di carta, salvo poi scoprire che sono proprio le imperfezioni della carne a rendere perfetto l’uomo stesso.

Ci sono delle parti hot, ma sono così delicatamente, poeticamente sensuali, che ciò che traspare non è il sesso, ma l’essenza stessa dell’amore. 
Lo stile. Che dire, semplice, scorrevole, ironico quanto basta, ma curato ed evocativo, molto introspettivo e profondo.
E’ un libro dove tutte le parti sono calibrate ed equilibrate ai minimi termini, per questo ho pensato, terminandolo, che fosse il libro perfetto.

Cinque stelline meritate!
Ciao a tutti, Claire


Recensione di Alice:

Ho letto questo libro il giorno stesso della pubblicazione, quasi un anno fa. Da quel momento ho fangirlato più o meno ovunque, su forum, blog, Amazon... e ora ho tutta l’intenzione di ammorbare anche voi, cari lettori! Non voglio parlare troppo della trama perché la sinossi dice abbastanza, vi basti sapere che anche se l’ambientazione è l’università, non si tratta della solita storia professore/studentessa. Chiara è una dottoranda e Leonardo un’assistente, li dividono solo un paio d’anni d’età.

Voglio lasciare a voi la scoperta di cosa si nasconde dietro l’atteggiamento scostante di Leonardo, quali sono i motivi che lo portano a dimostrare a Chiara un’immediata e incomprensibile antipatia. Ma non immaginatevi chissà quali drammi shakespeariani, uno dei pregi dell’autrice è di scrivere storie realistiche, ma che riescono comunque a fare sognare alla grande.

Passo quindi direttamente ai personaggi, che sono di quelli che non si dimenticano. Chiara è una giovane donna forte, intelligente e determinata. Che si lascia guidare dai propri sentimenti e istinti, ma senza farsene dominare o ridursi a zerbino. Insomma, è una di quelle donne con le palle, pur non avendole. Ho trovato una grande sintonia con lei, perché mi sono ritrovata in molte cose, ma soprattutto nel suo amore per la letteratura, tutta, dai “romanzetti rosa” alla Divina Commedia. Chiara è una ragazza normale, non troverete descrizioni fisiche di impossibile bellezza.

Leonardo... Che dire di Leonardo? O meglio, cosa non dire? Se vi dico che viene soprannominato “lo stercorario cumano” da Chiara vi dà un’idea della sua infinita stronzaggine? Nella prima parte del libro non si può fare a meno di odiarlo e di desiderare di prenderlo a mazzate sui denti, pur sbavando senza ritegno su di lui, sui suoi occhi blu chiaro, e sentendo nelle narici il suo profumo di mare e di sole. Poi... poi non si può fare a meno di amarlo, ma non vi dirò il perché, vi lascio il piacere della scoperta. Leonardo è uno dei personaggi più complessi e interessanti di cui ho letto negli ultimi tempi. Infatti l’ha inventato una donna (cit.). Una piccola citazione per darvi un assaggio di quest’uomo impossibile:
 “...perché Leonardo era un vincitore nato, che studiava il campo di battaglia e poi se ne appropriava, e si sarebbe appropriato di Chiara, finché non l’avesse avuta completamente in suo potere.” 
(Oddio, a rileggerlo sembra una roba sadomaso ma non è affatto così! Capirete leggendo.  )

I personaggi secondari sono all’altezza dei protagonisti, sono veri e assolutamente non stereotipati (grazie al cielo, finalmente!). L’amica Alessandra e il suo ragazzo, lo studente Sivieri, il fratello di Leonardo e la cognata, la Pallavicini...

Il rapporto tra i protagonisti è qualcosa di esplosivo, sin dal primo incontro. Ma esplosivo in ogni senso: inizialmente a livello fisico, poi intellettuale, poi mentale e poi tutto il resto. L’autrice è stata molto brava nel gestire l’evoluzione dei sentimenti. Non ci sono balzi temporali. Non ti ritrovi con i due protagonisti innamorati senza capire come sia successo. La sensazione che se ne ricava è di spontaneità, naturalezza ma anche di passione incontrollabile e sentimenti profondi.

Solo una chicca per farvi capire lo stile ironico e divertente che caratterizza i loro dialoghi:
“Sei in pigiama” le disse squadrandola da capo a piedi. “Perché sono a casa mia. Tu invece che giustificazione hai per essere uno stronzo?”
Per quanto riguarda lo stile di scrittura, riesce ad essere colto senza essere astruso. Mescola riferimenti alla letteratura classica a battute dall’umorismo tagliente. Riesce a coniugare in modo magistrale ironia e serietà, leggerezza e intensità.
Inoltre è assolutamente personale. Penso che potrei riconoscere a occhi chiusi qualsiasi cosa scritta da lei. Ad esempio usa la punteggiatura in modo particolare, soprattutto nei momenti più intensi, ad esempio: “E mi hai costretto ad ammettere che non le provavo, quelle sensazioni.” Usa il pronome (le), e dopo la virgola specifica di cosa sta parlando (sensazioni). Suonerebbe diverso scritto: “E mi hai costretto ad ammettere che non provavo quelle sensazioni”. E’ un dettaglio, ma aggiunge patos.
Un’altra caratteristica molto originale del suo stile è che usa immagini retoriche che poi ricorrono spesso, le riprende, le amplia, le adatta. Per me Di carne e di carta rimarrà sempre, tra le altre cose, il romanzo dei cerchi che non quadrano e delle buone intenzioni che trovano modi sempre più veloci ed ingegnosi per portarci all’inferno.

Ora, per essere totalmente oggettiva e dimostrare che non mi è andato del tutto in pappa il cervello, ho cercato un difetto. Mi ci è voluto un po’, ma alla fine l’ho trovato (forse). Il suo stile è talmente personale, che si sente la voce dell’autrice dietro la voce di ogni personaggio. Mi spiego meglio. Il discorso che facevo prima dell’uso particolare della punteggiatura e dei pronomi lo si trova anche nei dialoghi. Se ci sta tutto e lo adoro nella parte narrante, o se ci sta anche come caratteristica di uno dei personaggi, trovo che stoni e sia eccessivo quando tutti i personaggi, o quasi, parlano in questo modo.

Nonostante questo infinitesimale dettaglio, cito nuovamente Mirya per dirvi cosa ho provato leggendo questo romanzo: “Quel senso di coinvolgimento inverosimile ed estraniante che scaturiva dal leggere qualcosa di se stessa scritto da mani altrui.”
Mi devo obbligare a fermami qui, perché avrei altre mille cose da dire, ma leggetelo, leggetelo, leggetelo!

Il mio voto è:
Ciao a tutti, Alice

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